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La prima classificata al Premio Laventicinquesimaora.

    Tra il 2 e il 3 dicembre 2023 si è svolta la nona edizione del premio letterario “Laventicinquesimaora.”, dedicato ai racconti brevi. Ciascuno dei partecipanti si è cimentato nella scrittura di un racconto di massimo 3.600 battute ispirandosi a una delle qualità letterarie esplorate da Italo Calvino nelle Lezioni americane: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità.

    La giuria composta da Dario Ferrari, Michele Turazzi e Francesca Cristoffanini ha scelto i tre vincitori.
    La prima classificata è Francesca Sandrini, autrice del racconto Come Heather, che ha per tema la leggerezza. Il racconto ha il pregio di “interpretare lo spunto iniziale in maniera originale, con una chiara idea di linguaggio e di estetica; la lettura è gradevole e l’epilogo funziona” (Dario Ferrari).

    Questi i finalisti selezionati dalla redazione di Belleville:

    Kaliemia di Caterina Bartezzaghi

    La distrazione di Newton di Paolo Bossola 

    Pace domenicale di Valentina Melloni

    L’esatto valore numero della bellezza di Annalisa Maitilasso

    La maga della Cornovaglia di Adriana Ferrarini

    La denuncia molteplice di Ilaria Galasso

    L’esattezza del dottor Langstrom di Oscar Francioso

    ***

    Come Heather

    Io lo so che lei è la più brava di tutte a cantare e ballare. Ma Cicale è la mia canzone, la canto sempre quando c’è Heather Parisi in televisione e ballo pure e la nonna mentre mi prepara pane e nutella dice che sono così brava che da grande potrei fare la ballerina. Io non so cosa farò da grande ma intanto ho chiesto alla maestra se posso fare io Cicale allo spettacolo della scuola anche se scommetto che lei aveva già pensato a Federica. Infatti è rimasta senza parole, mi ha detto solo “Adesso vediamo” e mi ha dato una carezza sulla testa. All’intervallo ho visto che parlava fitto fitto con la maestra della B e subito dopo con Federica che mi ha lanciato un’occhiataccia. Poi, mentre rientravamo in classe, la maestra mi ha detto che sì, farò io Cicale, di imparare bene la canzone e il balletto perché sarà la sigla dello spettacolo.

    Io la canzone e il balletto li conosco a memoria, però li ho provati lo stesso ogni pomeriggio davanti allo specchio e intanto la nonna mi ha fatto il body come quello di Heather, bello aderente con le righe che sembrano onde verdi e viola. Pure i capelli li terrò come li tiene lei: sciolti che quando abbassa la testa e la ritira su di colpo vanno da tutte le parti.

    Prima dell’inizio dello spettacolo, dalla mia postazione sul palco sento come un ronzio che viene dal pubblico e mi fa formicolare tutta, ma appena si apre il sipario nessuno dice più una parola, parte la musica e io comincio a muovermi.

    Delle cicale, ci cale ci cale ci cale… i pugni sfregano il petto e scendono lungo i fianchi.

    Della formica invece non ci cale mica… un colpo di culo di qua, uno di là.

    Automobili telefoni tivù… faccio il telefono con la mano.

    Nella scatola del mondo io e tu… indico il pubblico sorridendo.

    Per cui la quale ci cale ci cale ci cale.

    Su la gamba, giù la gamba. Giù la testa, su la testa. Capelli sulla faccia: superfantastico.

    …merlo del castello vola e va… volo con le braccia e sono un merlo, anzi sono un bellissimo uccello, sono Heather che si alza leggera nell’aria mentre tutti guardano a bocca aperta, guardano me che ballo e ora lo so: da grande farò la ballerina, ha ragione la nonna. Non m’importa se Federica si è arrabbiata, oggi tocca a me stare sotto i faretti rossi e gialli aggiustati con lo scotch perché il teatrino della scuola è vecchio e un po’ cadente ma io mi sento come se fossi alla Rai o in uno di quei teatri americani dove fanno i musical e magari un giorno ci andrò davvero, in tivù o in America: tutto è possibile, tutto.

    Alla fine esplode un applauso, un lungo applauso, e io me lo piglio fino in fondo inchinandomi a destra e a sinistra anche se mi manca il respiro.

    Esco di lato, la maestra mi tocca la spalla e dice “Bene”. Federica, che deve entrare tra poco, si gira dall’altra parte.

    Rimango tra le quinte senza cambiarmi per il resto dello spettacolo, non vorrei più togliere il body fatto dalla nonna che è venuta a vedermi con la mamma e il papà e quando torneremo a casa tutti mi diranno che sono stata bravissima e prima che vada a dormire la mamma mi farà il latte con i biscotti, non vedo l’ora di mangiare le macine inzuppate nel latte caldo col nesquik…

    Più tardi, con il cappotto, la cuffia e i guanti già infilati, aspetto con gli altri che mi vengano a prendere dal retro del teatro; siamo accalcati in un passaggio stretto e io quasi soffoco tutta imbacuccata e schiacciata in un angolo. La prima ad arrivare è la mamma di Federica. E mentre la porta via sento che le dice piano: “Adesso però basta con questo muso. Non capisco perché te la prendi tanto: l’abbiamo vista tutti la cicciona, che pena”.

    > Piuma, il racconto che si è classificato al secondo posto, è visibile qui.

    > X59 Halbeath, il racconto che si è classificato al terzo posto, è visibile qui.

    Redazione Belleville