The Chandos portrait (William Shakespeare), John Taylor, 1600 – 1610
Harold Bloom, uno dei critici letterari più famosi del Novecento, è morto il 14 ottobre 2019 a ottantanove anni.
Nel 1994 pubblicò The Western Canon, Il canone occidentale, uno dei libri più discussi della critica letteraria di tutti i tempi. Nel canone Bloom elenca i ventisei autori che secondo lui definiscono e hanno fondato la letteratura occidentale. Secondo Bloom la storia della letteratura procede per contrapposizione e imitazione: gli scrittori del canone sono i rami da cui è scaturito tutto il resto. L’elenco comincia con Shakespeare, che per lui era «Dio»: «chiunque tu sia e ovunque ti trovi, è sempre davanti a te, concettualmente e quanto a immaginario».
Il Canone Occidentale attirò a Bloom molte critiche di razzismo e sessismo, per l’assenza di donne e l’affollamento di scrittori di lingua inglese. Bloom si difese parlando di Scuola del Risentimento, attribuendo le critiche alle correnti dei critici marxisti, femministi, neostorici, lacaniani, decostruzionisti, semioticisti. Sono celebri anche le sue stroncature feroci di alcuni degli scrittori contemporanei più famosi e apprezzati – Jonathan Franzen, David Foster Wallace, Doris Lessing, Toni Morrison, Dario Fo e Stephen King – e alle scelte dell’Accademia del Nobel: «L’hanno dato ad ogni idiota di quinta categoria, da Doris Lessing, che ha scritto un solo libro decente quarant’anni fa, e oggi firma fantascienza femminista, a Jean-Marie Gustave Le Clézio, illeggibile, a Dario Fo, semplicemente ridicolo».
Per Harold Bloom la biografia e le convinzioni politiche di un autore non sono criteri validi per definire il valore letterario di un testo, in cui conta solo «la forza estetica, la quale consiste primariamente di un amalgama: padronanza del linguaggio figurativo, originalità, capacità cognitiva, sapere, esuberanza espressiva»: «leggere i grandi scrittori – come Omero, Dante, Shakespeare, Tolstoj – non ci rende cittadini migliori. Tutta l’arte è completamente inutile, come diceva il sublime Oscar Wilde, che aveva ragione su tutto. Ci ha detto anche che la cattiva poesia è sincera. Se potessi, ordinerei che queste parole fossero scolpite all’ingresso di ogni università, così che ogni studente possa meditare sullo splendore di questa visione».
- William Shakespeare
- Dante Alighieri
- Geoffrey Chaucer
- Miguel de Cervantes
- Michel de Montaigne
- Molière
- John Milton
- Samuel Johnson
- Johann Wolfgang von Goethe
- William Wordsworth
- Jane Austen
- Walt Whitman
- Emily Dickinson
- Charles Dickens
- George Eliot
- Leo Tolstoy
- Henrik Ibsen
- Sigmund Freud
- Marcel Proust
- James Joyce
- Virginia Woolf
- Franz Kafka
- Jorge Luis Borges
- Pablo Neruda
- Fernando Pessoa
- Samuel Beckett
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