Giulia Greco è la vincitrice della borsa di studio del corso Laboratorio di poesia attiva, che inizierà il 4 marzo 2021 sotto la guida di Aldo Nove, poeta e docente della Scuola di Scrittura Belleville.
Il bando della borsa di studio per Laboratorio di poesia attiva si è chiuso il 14 febbraio 2021: avevamo chiesto ai partecipanti un breve commento sui contenuti e lo stile della poesia Portami il girasole di Eugenio Montale.
Portami il girasole
di Eugenio Montale
Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
L’analisi di Giulia Greco
La vibrante nota gialla
Nel 1925 Piero Gobetti dà alle stampe Ossi di seppia, raccolta poetica di Eugenio Montale. Vi sono contenute 60 liriche suddivise in 6 sezioni, una struttura che risponde all’esigenza di delineare un arco narrativo. Il tempo di questa narrazione è un tempo soggettivo sospeso, nel quale la definizione di sé è possibile soltanto attraverso la negazione (“ciò che non siamo” recita “Non chiederci la parola”). Il luogo è la costa ligure, caratterizzata da due elementi fortemente ambivalenti: il mare e la terra. Il primo, espressione della forza vitale che risucchia l’io, finisce con l’espellerlo, riducendolo a scarto, proprio come gli ossi delle seppie. Il poeta sente di appartenere alla “razza di chi rimane a terra” (in “Falsetto”). Ma quale terra? Una terra arida, senza vita: “bruciat[a] dal salino” dice in “Portami il girasole”; tuttavia dignitosa nella sua scarnificazione, quando in altre liriche si fa manifesto di un modo di essere “scabro ed essenziale”.
Scissione del soggetto poetico, dunque, che tende al negativismo ma non al nichilismo: è costante la ricerca di uno spiraglio di salvezza, del prodigio, del miracolo. Ed è questo che rappresenta la lirica “Portami il girasole”: un folgorante istante che interrompe uno stato di tensione che percorre la raccolta, con un movimento (e un colore, il giallo) simile a quello de “I limoni”, posti quasi in apertura.
“Portami il girasole” mette in scena la dicotomia tra la possibilità di un cambiamento e l’aridità del soggetto. Per farlo si avvale di tre strofe: legate, nel contenuto, la prima e la terza; mentre la centrale lascia spazio a una potente sinestesia, testimonianza di quella poesia che Montale stesso definisce “metafisica” e Baudelaire interpreta attraverso la corrispondenza. C’è, qui, un movimento positivo e raro nel quale il soggetto-frammento diventa soggetto di conoscenza.
Tornando alla prima strofa: in una poetica che cerca di afferrare l’ineffabile, è indispensabile che ogni oggetto sia nominato in modo esatto, fissato nella propria unicità: si deve forse a questo quell’articolo “il” attribuito al girasole. Non si tratta di un girasole, bensì della possibilità di salvezza invocata a fronte della desolazione. L’ultima strofa dialoga con la prima, il poeta invoca di nuovo la pianta come custode del senso della vita, quel “girasole impazzito di luce” che ricorda il Van Gogh che, in Provenza, cerca di catturare la “vibrante nota gialla”; ciò che avvicina l’uomo al mistero delle cose. Non compare il mare, in questa lirica, forse però riflesso in quegli “azzurri specchianti / del cielo” (enjambement vv. 3-4). Ben presente invece la terra; spaccata, arsa, ma tuttavia nobilitata da uno stile eloquente e da una struttura classica, in quartine. La metrica è invece moderna, musicale, capace di creare proprie norme nonostante versi irregolari: endecasillabi, dodecasillabi e alessandrini. Rime alternate nella prima quartina e poi incrociate secondo lo schema ABAB; CDDC; EFFE.
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