Disegni in cerca d’autore è il Premio letterario nato dalla collaborazione tra Collezione Ramo e Scuola di scrittura Belleville, legato all’omonima mostra che si terrà negli spazi della Scuola Belleville a Milano. Opere su carta di grandi artisti affiancate da racconti inediti: immagini e parole entrano in dialogo.
Come ammansire una strega di Stefano Pradel è il racconto scelto per accompagnare l’opera di Fortunato Depero, Senza titolo,1948.
Irina Zucca Alessandrinelli, curatrice della mostra, sull’opera:
«All’interno della produzione di matrice futurista, la carta del 1948 è risalente all’ultimo periodo di Fortunato Depero, quando venne ospitato a New Milford in Connecticut in un momento di tarda crisi lavorativa. L’opera situa due corpi, di cui uno dalle zampe equine e dalla doppia testa umana, e l’altro con testa a forma di casa, che si stagliano su un colonnato divenuto pavimento di eco dechirichiana.»
COME AMMANSIRE UNA STREGA
di Stefano Pradel
(alla maniera di Juan Carlos Mestre)
ispirato all’opera di Fortunato Depero
Per ammansire una strega dovrete, innanzitutto, bisbigliare una lingua di geroglifici muti mentre guardate per lo spioncino di un cuore spezzato. Vedrete un giardino di rastrelli arrugginiti e foglie di ferro battuto che riflettono la luna anche quando la luna è rimasta intrappolata in uno stagno.
Ignorate le ombre che compongono sonetti tra i petali delle rose e allungate invece lo sguardo un passo alla volta, uno per ogni chiave che abbiate mai smarrito, tintinnando un motivo di Tchaikovsky. Al centro del giardino c’è una capanna di proporzioni modeste, adeguate per una testa soltanto e possibilmente capovolta per far parlare meglio gli occhi.
Se dal camino escono corvi in lacrime la strega è in casa. Se tutto tace come il campanello di una bicicletta in bianco e nero, la strega è in casa. Se le finestre discorrono tra loro di cose che dimenticherete, la strega è in casa.
Bussate allora tre volte su ogni mattone mantenendo un’intonazione slava mentre pensate a un temporale novembrino. Questo processo vi prenderà del tempo, per questo si consiglia di rifocillarsi con il pane di corteccia e il liquore di vecchi spartiti che avrete prontamente portato con voi. Lasciate poi un bottone di latta sulla soglia e convincetevi che sia un gran tesoro.
A questo punto, sentirete una voce chiamarvi dallo stomaco ma penserete venga da una chiesa. Schiarite quella voce fino a renderla uno straccio trasparente e usatelo per pulire ben bene la porta fino a trovare la maniglia. Ruotatela nel senso del sottosopra e fate entrare prima la vostra nuca.
Se il fuoco nel caminetto brucia missive del secolo scorso, la strega è in casa. Se il tavolo della cucina è fatto di veli di suora, la strega è in casa. Se la strega è in casa, la strega è in casa.
È probabile che vi accolga come si accoglie una nevicata a inizio primavera ma non scambiate l’obbligo per cordialità nel caso in cui dobbiate scappare. State sempre all’erta e respirate al contrario. Mentre barattate la vostra faccia per quella di arrotino che passa di lì per sbaglio, raccontatele un gatto o una candela (anche raccontare una tegola o una coda di cavallo sono accettabili).
Date quindi alla strega il cuore spezzato dal cui spioncino state ancora guardando. Infine, ditevi fortunato e intrappolatela per sempre su un pezzo di tela (che è dove si addomesticano gli incubi, non come i libri, che raccolgono solo sogni sbiaditi di una giornata andata storta). Potreste appenderla alla parete di fori regolari del vostro salotto da cui entra tutta la tramontana o rinchiuderla sotto un pavimento di gres. Ma a questo punto, comunque, cosa vogliate farvene di una strega ammansita è solo affar vostro.
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