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Tutto in una sera
>> racconto

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    Tutto in una sera

    di Silvia

    Il buon Giovanni è uno stimato ragioniere, un discreto ballerino, un figlio devoto, un amico fedele.

    Il buon Giovanni a prima vista può sembrare attaccato ai soldi, ma è solo per questioni che ritiene superflue: vestiti nuovi, oggetti per abbellire la casa.

    Il buon Giovanni è buono per davvero, pare che abbia più volte prestato soldi all’amico Andrea per il bar e poi, pare, che abbia pagato delle sedute dallo psicoterapeuta al suo amico Mario quando era finito in quel brutto giro del poker.

    A Mario lo ha anche ospitato sul divano, non era male avere della compagnia.

    Anche se Mario con quella coda di cavallo gli intasava sempre lo scarico della doccia e poi non rimetteva mai a posto i cuscini del divano la mattina quando si alzava.

    Ma d’altra parte mica tutti hanno l’ordine mentale del buon Giovanni che, pare, abbia un’anima buona e chiara come il foglio di un Excel.

    Sull’Excel il buon Giovanni ci ficca tutta la sua vita: le spese, gli appuntamenti, e il costo delle serate di baldoria al bar per capire quanto incidano poi alla fine del mese.

    Ha analizzato a fondo la faccenda e ha visto che se beve due birre e un amaro tutti i venerdì, invece che tutti i venerdì e i sabati, risparmia cento euro al mese che può mettere da parte per il suo gruzzolo e al mattino dopo non ha neanche la nausea.

    Per questo raramente lo si vede al bar di giovedì o di sabato.

    Il sabato il buon Giovanni va al mercato e non vuole avere il cerchio alla testa, che poi magari qualche contadino gli rifila le cime di rapa marce.

    Così la vita del buon Giovanni fila dritta, senza intoppi. Ma qualcosa a ben vedere manca.

    Quello che manca è una compagna, magari coi capelli corti così non intasa lo scarico della doccia.

    In effetti, una ragazza ci sarebbe.

    Ne è innamorato da sempre.

    Lei si chiama Sara, i capelli in realtà ce li ha lunghi, biondi, e suona l’arpa in un’orchestra.

    Sono amici da una vita.

    In questi 34 anni, il buon Giovanni ha cercato di essere sempre una buona spalla.

    Ha raccolto le sue lacrime e ha accettato la sua felicità ogni volta che Sara usciva con un nuovo ragazzo che poi la mollava: il percussionista, il violista, il chitarrista, il direttore d’orchestra, il cantante rock, l’amico di famiglia, il dj, il maestro di yoga, l’amico del buon Giovanni, Mario.

    Il buon Giovanni sa che deve solo aspettare.

    Un giorno l’evidenza sarà palese: un numero così alto di fallimenti in campo amoroso porterà Sara a fare i conti con la matematica finalmente.

    Anche per lei la verità comparirà nella giusta colonna.

    Ma intanto, il buon Giovanni ha deciso di sorprenderla quella sera.

    La poveretta è stata nuovamente lasciata, calcolando che è appena entrata nel suo trentaduesimo anno di vita, si può facilmente desumere che le sue riserve ovariche non siano più quelle di un tempo.

    E’ tempo per il buon Giovanni di farle una proposta: andare a vivere da lui e metter su famiglia.

    A qualcosa servirà il gruzzoletto.

    Il buon Giovanni sa che Sara è un’artista, per questo la stupirà con una cena originale.

    Apre l’excel “Cena con Sara”.

    Dentro ci trova la lista della spesa con i relativi costi.

    Linguine al nero di seppia con una bella bottiglia di Merlot Cotar 2006 (49 euro, se ve lo state domandando).

    Torta Sacher di pasticceria per finire.

    Poi, candele a gogò che a Sara piacciono.

    Playlist di Spotify “Sara” di sottofondo.

    Arriva Sara. In tuta con in capelli strizzati in una coda, è eccitatissima perché il suo personal trainer le ha detto che se faranno più allenamenti insieme ad agosto sarà la regina della spiaggia, le ha lasciato il numero per andare a correre loro due al parco.

    Se la immaginava con un vestito lungo fino ai piedi e i capelli sciolti sulle spalle. Ma che importa, nella loro vita insieme staranno spesso in tuta, abbracciati sul sofà.

    La ragazza si siede a tavola e inizia a mangiare del pane sbriciolando sulla tovaglia di lino della nonna del buon Giovanni.

    Apre la bottiglia e si versa da bere nel bicchiere dell’acqua “cazzo, che buono!”

    Il buon Giovanni è felice.

    Ha preso delle ore di permesso dall’ufficio per recuperare tutti gli ingredienti nei migliori negozi della città.

    Sara tira su con la bocca un paio di linguine, le labbra sembrano chiudersi in un bacio olioso.

    “Cazzo, che buone!”esclama.

    La cena è un successo.

    Il buon Giovanni le versa il vino nel bicchiere giusto.

    E aspetta che Sara digerisca in quel modo così spontaneo che sembra un rutto, ma più carino.

    Dopo di che le propone il suo piano: può lasciare il suo appartamento con le cimici giganti e venire a stare da lui. Se lo desidera possono prendere un gatto.

    Lei lo guarda e ride, gli vuol bene al buon Giovanni.

    Ma che ci deve fare se lo vede come un fratello.

    Ride e poi osserva i vari dettagli: la tovaglia di lino, le candele, la bottiglia di vino che potrebbe essere costata anche 18 euro.

    Le linguine fatte con autentico amore.

    Che maleducata che è stata, ma che ci deve fare, nella vita è costretta a essere sempre elegante, ogni tanto vuol sbracare anche lei.

    Gli fa tanta tenerezza, così tanta che vorrebbe abbracciarlo ed essere innamorata di lui.

    Ma invece va al bagno e scrive un messaggio al suo personal trainer.

    Quando torna dà un bacio al buon Giovanni e gli dice sincera come non mai: “sai, penso che non dovremmo rovinare la nostra amicizia, è così raro trovare qualcuno che ti ascolta e ti capisce”

    Il buon Giovanni sta lavando i piatti è attonito: se deve aspettare che Sara fallisca anche con il personal trainer il matrimonio potrebbe slittare al 2018 e i figli, quando potrebbero arrivare? Nel 2019, 2020? Non può aspettare così tanto. Gli sballa tutti i piani. Gli sballa l’excel “Vita”e questa cosa lui non la sopporta.

    Sara si risiede a tavola e tira fuori di nuovo il telefono.

    Il buon Giovanni si gira silenzioso come un gatto e rimane in piedi dietro alle spalle dell’amica per leggere cosa stia scrivendo. Scrive ad un certo Andrea Bar.

    Il buon Giovanni sente qualcosa partirgli dalle caviglie e arrivare alle punta delle dita.

    Le posa le mani ancora insaponate intorno al collo e prima ancora che Sara riesca dire “ma che cazzo fai” stringe. È questione di pochissimo, il buon Giovanni adesso è diventato solo Giovanni.

    Poi, finalmente sono in tuta, abbracciati sul sofà. Proprio come aveva sempre desiderato.

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    Scuola di scrittura Belleville
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