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“Nel cuore della notte”
Intervista a Marco Rossari
In cosa si differenzia questo romanzo dai tuoi precedenti?
È un romanzo più semplice e più lineare, ma anche meno umoristico. C’è dello humour acre qui e là, ma mai l’ironia continua degli altri. Poi è una storia d’amore con qualche pennellata torbida e dolce e una storia di morte con qualche tratto delicato e morbido. È un libro scritto con l’orecchio, con la panza e con la poesia.
Come è nata l’idea del libro?
Una decina d’anni fa ho scritto un racconto con un uomo sdraiato che ascoltava ossessivamente una sola canzone e a cui era successo qualcosa di tremendo. Poi l’ho lasciato lì. Dopo tanto tempo è tornato a trovarmi, ma a quel punto ero su una corriera scassata che attraversava la notte in un paese tropicale e pensavo: “Questa sarebbe la scena perfetta per un romanzo alla Conrad, in cui uno mi racconta la sua storia disgraziata”. Ma poi un libro nasce da mille impressioni diverse, i momenti che identifichi sono arbitrari, come con l’amore.
Chi è l’editor con cui hai lavorato? Quali sono stati i punti critici della revisione?
Ho lavorato con Angela Rastelli, con cui mi sono trovato molto bene. L’unico momento di tensione è nato quando lei mi ha proposto di mettere come autore “Angela Rastelli” e non “Marco Rossari”. Lì non mi sono sentito di accettare. No, in realtà è stata bravissima: ha colto e cassato tutti i miei vezzi e i miei compiacimenti. Ha un orecchio finissimo e un occhio affilatissimo e ti cancella tutti i superlativi.
Se dovessi scegliere un paragrafo (o una sola frase) con cui presentare il romanzo, quale sarebbe?
“Forse l’amore è questo continuo movimento tra la coppia e il mondo. Guardarsi, essere guardati, guardarsi, essere guardati, non vedere niente, non capire niente, guardarsi”.
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