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“Finali” di Vanni Santoni. Lista (non esaustiva) dei migliori explicit della letteratura

    Finali classici, provocatori, eversivi; finali doppi, sospesi o aperti: le ultime parole di un libro sono il sapore destinato a restare in bocca a chi legge. Possono portare a compimento le premesse sviluppate nel corso della storia, oppure cogliere il lettore di sorpresa, ribaltare le sue aspettative con un colpo di scena, un’epifania. 

    Dopo la lezione del 14 febbraio sull’arte dell’explicit, Vanni Santoni, docente del corso online “Scrivere oggi in Italia” in partenza il 21 marzo, ha raccolto in una reading list quarantadue esempi memorabili di come finire (o non finire) una storia.

    Attenzione: la lista è composta esclusivamente da spoiler!

    Racconti:

    Sentinella di Fredric Brown (da Le meraviglie del possibile. Antologia della fantascienza)

    Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d’un bianco nauseante, e senza squame.

    “Sentinella” di Fredric Brown (da Le meraviglie del possibile. Antologia della fantascienza), Einaudi 2014, traduzione di Carlo Fruttero

    La scuola, Donald Barthelme (da Dilettanti)

    E loro: “Maestro, puoi fare l’amore con Helen (la nostra tirocinante), così vediamo come si fa? Lo sappiamo che ti piace Helen”.
    È vero che mi piace Helen, ma ho risposto di no.
    “Ne abbiamo sentito parlare così tanto, ma non l’abbiamo mai visto fare”, hanno detto.
    Io ho detto che mi avrebbero licenziato, e che non si faceva mai l’amore a scopi dimostrativi. Helen guardava fuori dalla finestra.
    E loro: “Dai, dai, fai l’amore con Helen, abbiamo bisogno di una manifestazione di valori forti, abbiamo paura”.
    Gli ho detto che non dovevano avere paura (per quanto capitasse spesso anche a me) e che di valori forti ce n’erano dappertutto. Helen è venuta ad abbracciarmi. Le ho dato qualche bacio sulla fronte. Ci siamo stretti. I bambini erano esaltati. Poi hanno bussato alla porta, io ho aperto ed è entrato il nuovo gerbillo. I bambini sono esplosi in un applauso selvaggio.

    “La scuola” di Donald Barthelme (da “Dilettanti”), Minimum Fax 2015, traduzione di Vincenzo Latronico

    I morti di James Joyce (da Gente di Dublino)

    Un picchiettare sommesso sui vetri lo fece voltare verso la finestra: aveva ricominciato a nevicare. Osservò assonnato i fiocchi neri e argentei che cadevano obliqui contro il lampione. Era giunto il momento di mettersi in viaggio verso occidente. Sì, i giornali dicevano il vero: c’era neve dappertutto in Irlanda. Cadeva ovunque nella buia pianura centrale, sulle nude colline; cadeva soffice sulla palude di Allen e più a ovest sulle nere, tumultuose onde dello Shannon. Cadeva in ogni canto del cimitero deserto, lassù sulla collina dov’era sepolto Michael Furey. S’ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle pietre tombali, sulle punte del cancello, sugli spogli roveti. E la sua anima gli svanì adagio adagio nel sonno mentre udiva lieve cadere la neve sull’universo, e cadere lieve come la discesa della loro estrema fine sui vivi e sui morti.

    “I morti” di James Joyce (da “Gente di Dublino”), Mondadori 2019, traduzione di Attilio Brilli

    Un giorno ideale per i pescibanana di J.D. Salinger (da I 9 racconti)

    Il giovanotto guardò la ragazza addormenta su uno dei letti gemelli. Poi si avvicinò a una valigia, l’aprì, e di sotto a una pila di mutande e canottiere trasse una Ortgies automatica calibro 7,65. Fece scattare fuori il caricatore, lo guardò, tornò a infilarlo nell’arma. Tolse la sicura. Poi attraversò la stanza e sedette sul letto libero; guardò la ragazza, prese la mira e si sparò un colpo nella tempa destra.

    “Un giorno ideale per i pescibanana” di J.D. Salinger (da “Nove racconti”), Einaudi, traduzione di Carlo Fruttero

    Romanzi:

    Ulisse di James Joyce

    Sì perché prima non ha mai fatto una cosa del genere chiedere la colazione a letto con due uova da quando eravamo all’albergo City Arms quando faceva finta di star male con la voce da sofferente e faceva il pascià per rendersi interessante con Mrs Riordan vecchia befana […] e Gibilterra da ragazza dov’ero un fior di montagna sì quando mi misi la rosa nei capelli come facevano le ragazze andaluse o ne porterò una rossa sì e come mi baciò sotto il muro moresco e io pensavo bè lui ne vale un altro e poi gli chiesi con gli occhi di chiedere ancora sì e allora mi chiese se io volevo sì dire di sì mio fior di montagna e per prima cosa gli misi le braccia intorno sì e me lo tirai addosso in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato sì e il suo cuore batteva come impazzito e sì dissi sì voglio Sì.

    “Ulisse” di James Joyce, Mondadori 1960, traduzione di Giulio de Angelis

    di Thomas Bernhard 

    Quando due giorni dopo sono tornato alla casa totalmente abbandonata, neppure finita a metà e già rovina sul prato umido, mi è venuto in mente di aver detto alla persiana durante una delle nostre passeggiate nel bosco di larici che oggi molti giovani si tolgono la vita e che la società in cui questi giovani sono costretti a vivere non ne capisce assolutamente il motivo, e di punto in bianco e nella mia maniera davvero brutale avevo chiesto a lei, alla persiana, se un giorno anche lei si sarebbe tolta la vita. Al che lei si era limitata a ridere e aveva detto Sì.

     
    “Sì” di Thomas Bernhard, Guanda 2012, traduzione di Claudio Groff

    Harry Potter di J.K. Rowling 

    La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni. Andava tutto bene.

    “Harry Potter e I doni della morte” di J.K. Rowling, Salani editore 2020, traduzione di Beatrice Masini

    Al faro di Virginia Woolf

    Alla svelta, come se qualcosa di là la chiamasse, si voltò verso la tela. Eccolo – il suo quadro. Sì, coi verdi e gli azzurri, le linee che correvano in alto e di traverso, la volontà di qualcosa. L’avrebbero appeso in soffitta, pensò; forse distrutto. Ma che importava? si chiese, prendendo di nuovo in mano il pennello. Guardò i gradini, erano vuoti. Guardò la tela, era confusa. Con intensità repentina, come se per un istante tutto le apparisse chiaro, tirò una linea lì, nel centro. Era fatto; finito. Sì, pensò, mettendo giù il pennello spossata, ho avuto la mia visione.

    “Al faro” di Virginia Woolf, Feltrinelli 2014, traduzione di Nadia Fusini

    Il nome della rosa di Umberto Eco

    Fa freddo nello scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.

    “Il nome della rosa” di Umberto Eco, Bompiani 1980

    L’urlo e il furore di William Faulkner

    LUSTER Un uomo di soli quattordici anni. Che non soltanto era capace di curare perfettamente e di proteggere un idiota che aveva il doppio dei suoi anni e il triplo della sua statura, ma che riusciva persino a farlo divertire.

    DILSEY Resisterono.

    “L’urlo e il furore” di William Faulkner, Einaudi 2014, traduzione di Vincenzo Mantovani

    Mentre morivo di William Faulkner

    «Questi sono Cash, Jewel, Vardaman e Dewey Dell» dice Pa’, mezzo contrito e mezzo orgoglioso, coi denti e tutto, anche se non ci guarda in faccia. «Vi presento la signora Bundren» dice.

    Mentre morivo” di William Faulkner, Adelphi 2007, traduzione di Mario Materassi

    Il trono di spade di G.R.R. Martin

    Da una zona d’ombra emerse un bambino. Un ragazzino pallido con addosso una tunica sbrindellata, di non più di nove, forse dieci anni. Un altro ragazzino si alzò da dietro lo scranno del gran maestro. C’era anche la ragazzina che gli aveva aperto la porta. Erano tutti attorno a lui, una mezza dozzina di bambini con il viso pallido e gli occhi oscuri, maschi e femmine. E nelle loro mani, i pugnali.

    “Il trono di spade” di G.R.R. Martin, Mondadori 2016, traduzione di Sergio Altieri e G.L. Staffilano

    La montagna incantata di Thomas Mann

    Addio…sia che tu sopravviva o muoia! Le tue probabili sorti sono brutte; la mala danza nella quale sei trascinato durerà ancora qualche anno, e noi non ci sentiamo di scommettere forte che ne uscirai salvo. Francamente non ci preoccupiamo gran che se la questione rimane aperta. Avventure della carne e dello spirito che hanno potenziato la tua semplicità, ti hanno permesso di superare nello spirito ciò che difficilmente potrai sopravvivere nella carne. Ci sono stati momenti in cui nei sogni che governavi sorse per te, dalla morte e dalla lussuria del corpo, un sogno d’amore. Chi sa se anche da questa mondiale sagra della morte, anche dalla febbre maligna che incendia tutt’intorno il cielo piovoso di questa sera, sorgerà un giorno l’amore?

    “La montagna incantata” di Thomas Mann, Corbaccio 2018, traduzione di Ervino Pocar

    Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline

    Lontano, il rimorchiatore ha fischiato; il suo richiamo ha passato il ponte, ancora un’arcata, un’altra, la chiusa, un altro ponte, lontano, più lontano… Chiamava a sé tutte le chiatte del fiume tutte, e la città intera, e il cielo e la campagna, e noi, tutto si portava via, anche la Senna, tutto, che non se ne parli più.

    “Viaggio al termine della notte” di Louis-Ferdinand Céline, Corbaccio 2017, traduzione di Ernesto Ferrero

    Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcìa Màrquez

    Allora saltò oltre per precorrere le predizioni e appurare la data e le circostanze della sua morte. Tuttavia, prima di arrivare al verso finale, aveva già compreso che non sarebbe mai più uscito da quella stanza, perché era previsto che “la città degli specchi (o degli specchietti) sarebbe stata spianata dal vento e bandita dalla memoria degli uomini nell’istante in cui Aureliano Babilonia avesse terminato di decifrare le pergamene, e che tutto quello che vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra.

    “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcìa Màrquez, Feltrinelli 1973, traduzione di Enrico Cicogna

    Madame Bovary di Gustave Flaubert

    Dopo la morte di Bovary, tre medici si sono succeduti a Yonville senza successo, dato che Homais li ha subito battuti in breccia. Ha una clientela da far spavento; l’autorità lascia correre e l’opinione pubblica lo protegge.
    Di recente ha ricevuto la croce d’onore.

    “Madame Bovary” di Gustave Flaubert, Feltrinelli 2015, traduzione di Roberto Carifi

    Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald 

    Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.

    “Il grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald, Einaudi 2014, traduzione di Fernanda Pivano 

    La fattoria degli animali di George Orwell 

    Adesso non c’erano più dubbi su cosa fosse successo alle facce degli animali. Le creature all’esterno correvano con lo sguardo dai maiali agli uomini, e dagli uomini ai maiali, e poi di nuovo dai maiali agli uomini, ma era diventato ormai impossibile distinguerli.

    “La fattoria degli animali” di George Orwell, Einaudi 2021, traduzione di Marco Rossari

    Il visconte dimezzato di Italo Calvino 

    Ma già le navi stavano scomparendo all’orizzonte e io rimasi qui, in questo mondo pieno di responsabilità e di fuochi fatui.

    Il visconte dimezzato di Italo Calvino, Mondadori 2018

    Furore di John Steinbeck 

    Rose of Sharon scostò un lembo della coltre e si denudò il seno. “Devi,” disse. Gli si strinse addosso e gli avvicinò la testa. “Così!” disse. “Così.” La sua mano scese sulla nuca dell’uomo e la sorresse. Le sue dita gli accarezzarono dolcemente i capelli. Poi alzò lo sguardo verso il fondo del fienile, e le sue labbra si unirono per un sorriso misterioso.

    “Furore” di John Steinbeck, Bompiani 2014, traduzione di Sergio Claudio Perroni

    Cuore di tenebra di Joseph Conrad

    Marlow tacque, e resto in disparte, indistinto e silenzioso, nella posa di un Budda meditante. Per un po’ nessuno si mosse. “Abbiamo perso l’inizio del riflusso” disse improvvisamente il direttore. Alzai la testa. Il mare aperto era sbarrato da un banco di nubi nere, e il quieto corso d’acqua che portava ai confini estremi della terra scorreva cupo sotto un cielo offuscato – pareva condurre nel cuore di una tenebra immensa.

    “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, Mondadori 2012, traduzione di Rossella Bernascone

    La campana di vetro di Sylvia Plath

    Occhi e facce si voltarono tutti verso di me; guidata da questi come da un filo, entrai nella stanza.

    “La campana di vetro” di Silvia Plath, Mondadori 1968, traduzione di Daria Menicanti

    Meridiano di sangue di Cormac McCarthy

    Epilogo. Nell’alba un uomo avanzava sulla pianura praticando buchi nel terreno. Usa uno strumento con due manici, lo infila nel buco e col suo acciarino fa scintillare la pietra nel buco, traendo fuoco dalla roccia che Dio ha collocato in quel posto, buco dopo buco. Sulla pianura alle sue spalle ci sono quelli che vagano in cerca di ossa e quelli che non le cercano, e si spostano vacillando nella luce come meccanismi di orologeria, in modo tale che paiono frenati da una prudenza o una cautela che non sono reali in sé, e così avanzano uno dopo l’altro attraversando quella traccia di buchi che corre fino all’estremo margine del terreno visibile, e che sembra meno la ricerca di una continuità che non la verifica di un principio, una ratifica di sequenza e causalità, come se ognuno di quei buchi rotondi e perfetti dovesse la propria esistenza a quello che lo precede, nella prateria sulla quale ci sono le ossa e i raccoglitori d’ossa e quelli che non le raccolgono. L’uomo fa sprizzare il fuoco nel buco ed estrae l’acciarino. Poi tutti riprendono il cammino.

    “Meridiano di sangue” di Cormac McCarthy, Einaudi 2014, traduzione di Raul Montanari

    La coscienza di Zeno di Italo Svevo

    Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.

    “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, Feltrinelli 2014

    1984, George Orwell 

    Alzò lo sguardo verso quel volto enorme. Ci aveva messo quarant’anni per capire il sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Che crudele, vana inettitudine! Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello.

    “1984” di George Orwell, Mondadori 2016, traduzione di Stefano Manferlotti

    Il giovane Holden, J.D. Salinger 

    Se proprio volete la verità, io non so cosa ne penso. Mi spiace averlo raccontato a tanta gente. Alla fine so soltanto che tutti quelli di cui ho parlato un po’ mi mancano. Perfino il vecchio Stradlater e il vecchio Ackley, per dire. Mi sa che mi manca pure quello scemo di Maurice. È strano. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, poi comincia a mancarvi chiunque.

    “Il giovane Holden” di J.D. Salinger, Einaudi 2014, traduzione di Matteo Colombo

    Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood

    Le voci che ci raggiungono di lì sono intrise dell’oscurità della matrice da cui provengono e, per quanto ci si provi, non sempre possiamo decifrarle con esattezza alla luce più chiara del nostro tempo.
    (Applausi.)
    Ci sono domande?

    “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, Ponte alle grazie 2019, traduzione di Camillo Penna

    Lo straniero di Albert Camus

    Perché tutto fosse consumato, perché mi sentissi meno solo, dovevo solo augurarmi che ci fossero molti spettatori il giorno della mia esecuzione, e che mi accogliessero con grida di odio.

    “Lo straniero” di Albert Camus, Bompiani 2015, traduzione di Sergio Claudio Perroni

    Molloy di Samuel Beckett 

    Allora rientrai in casa e scrissi, È mezzanotte. La pioggia sferza i vetri. Non era mezzanotte. Non pioveva affatto.

    “Molloy” di Samuel Beckett, Einaudi 2005, traduzione di Aldo Tagliaferri

    Mattatoio n.5 di Kurt Vonnegut

    E poi venne la primavera. Le miniere di cadaveri furono chiuse. Tutti i soldati andarono a combattere i russi. Nei sobborghi, le donne e i bambini scavavano trincee. Billy e gli altri del suo gruppo furono rinchiusi in una stalla. E una mattina si alzarono e scoprirono che la porta era aperta. La Seconda guerra mondiale in Europa era finita. Billy e gli altri uscirono nella strada ombreggiata. Gli alberi stavano mettendo le foglie. Là fuori non c’era nulla, non c’era alcun genere di traffico. C’era solo un veicolo, un carro abbandonato con due cavalli. Il carro era verde e a forma di bara.
    Gli uccelli parlavano.
    Un uccello disse a Billy Pilgrim: “Puu-tii-uiit?”.

    Mattatoio n.5″ di Kurt Vonnegut, Feltrinelli 2018, traduzione di Luigi Brioschi

    Moby Dick di Herman Melville

    Ora piccoli volatili sorvolarono strillando il gorgo ancora spalancato; una torva risacca bianca ne battè gli scoscesi argini; poi, tutto crollò, e il grande sudario del mare vi si distese rollando come rollava cinquemila anni fa.

    “Moby Dick” di Herman Melville, Feltrinelli 2013, traduzione di Alessandro Ceni

    Anna Karenina di Lev Tolstoj 

    M’arrabbierò egualmente contro il cocchiere Ivàn, egualmente discuterò, esprimerò a sproposito i miei pensieri, ci sarà il medesimo muro fra il santo dei santi dell’anima mia e gli altri, e perfino mia moglie, l’accuserò egualmente del mio spavento e ne sentirò il rimorso, egualmente non capirò con la ragione perché prego, e pregherò, ma la mia vita adesso, tutta la mia vita, indipendentemente da tutto quel che mi può accadere, ogni suo momento non solo non è senza senso, com’era prima, ma ha un indubitabile senso di bene, che ho il potere di immettere in essa!

    “Anna Karenina” di Lev Tolstoj, Einaudi 2014, traduzione di Leone Ginzburg

    Il libro della giungla di Rudyard Kipling

    Sulla pista che devi percorrere
    Fino alla soglia che ci incute timore,
    Là dove brilla il fiore rosso;
    Durante le notti in cui giacerai
    Imprigionato senza più vedere il nostro cielo,
    E sentirai noi, i tuoi amici, passare
    All’alba quando ti sveglierai
    Alla fatica senza tregua,
    Sempre sentirai la nostalgia della giungla.
    Boschi e acque, venti e alberi,
    Il favore della giungla ti accompagni!

    “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling, Bompiani 2021, traduzione di Stefano Tettamanti

    Pinocchio di Carlo Collodi

    Com’ero buffo, quand’ero un burattino! e come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene!

    “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, Feltrinelli 2021

    L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson

    I lingotti d’argento e le armi giacciono ancora, per quanto ne so, dove Flint li seppellì; e per me, che ci restino. Neanche legato e trascinato dai buoi potrebbero farmi tornare su quell’isola maledetta; e i miei peggiori incubi sono quelli in cui sento la risacca rombare attorno alle coste, o quando balzo a sedere sul letto con la voce stridula del capitano Flint che continua a risuonarmi nelle orecchie: “Pezzi da otto! pezzi da otto!”.

    “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson, Einaudi 2014, traduzione di Massimo Bocchiola

     Dracula di Bram Stoker 

    E, con nostro immenso dolore, sorridendo e in silenzio, egli è morto, da coraggioso gentiluomo qual era.

    “Dracula” di Bram Stoker, Einaudi 2016, traduzione di Marina De Luca e John Irving

    Infinite Jest di David Foster Wallace 

    E quando si riebbe era disteso sulla schiena su una spiaggia di sabbia ghiacciata, e pioveva da un cielo basso, e la marea era molto lontana.

    “Infinite Jest” di David Foster Wallace, Einaudi 2016, traduzione di Edoardo Nesi, Annalisa Villoresi, Grazia Giua

    Il processo di Franz Kafka

    Ma sulla gola di K. si posarono le mani di uno dei signori, mentre l’altro gli piantava il coltello nel cuore e ve lo girava due volte. Con gli occhi che si velavano K. vide ancora, vicino al suo viso, i signori accostati guancia a guancia, che osservavano il momento decisivo. “Come un cane!” disse, fu come se la vergogna dovesse sopravvivergli.

    “Il Processo” di Franz Kafka, Feltrinelli 2014, traduzione di Anita Raja

    L’uomo senza qualità di Robert Musil 

    Anders non capì con quanta resistenza Agathe si ribellava a quell’idea. Neanche lui riusciva a immaginare tutto ciò. Ma sentiva una qualche nuova tensione, anche se il compito era triste. In quel momento non faceva abbastanza attenzione ad Agathe.

    “L’uomo senza qualità” di Robert Musil, Einaudi 1962, traduzione di Anita Rho

    Bouvard & Pécuchet di Gustave Flaubert

    Pécuchet, grazie a Dio, aveva conservato un vecchio abito da cerimonia con il colletto di velluto, due cravatte bianche, e i guanti neri. Bouvard mise la finanziera azzurra, un panciotto da nanchino, scarpe di castoro, e mentre attraversavano il paese si sentivano emozionati.

    “Bouvard e Pécuchet” di Gustave Flaubert, Garzanti 1991, traduzione di Bruno Nacci

    I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer 

    Qui finisce il Libro dei Racconti di Canterbury composto da Geoffrey Chaucer della cui anima Gesù Cristo abbia misericordia. Amen.

    “I racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer, BUR Rizzoli 1978, traduzione di Cino Chiarini e Cesare Foligno

    Vanni Santoni

    (1978) Dopo l'esordio con Personaggi precari, ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008), Se fossi fuoco, arderei Firenze (Laterza 2011), la saga di Terra ignota (Mondadori 2012-17), Muro di casse (Laterza 2015), La stanza profonda (Laterza 2017, candidato al Premio Strega), I fratelli Michelangelo (Mondadori 2019), La verità su tutto (Mondadori 2022), Dilaga ovunque (Laterza 2023), oltre al saggio La scrittura non si insegna (minimum fax 2020). Dal 2014 al 2020 ha diretto la collana di narrativa di Tunué, affermatasi come una delle principali fucine di nuovi talenti. Tra le firme letterarie del Corriere della Sera e della Lettura, scrive anche su Linus, Internazionale, Il Tascabile e altre testate.