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I Disobbedienti. Quattro domande a Erika Casali

    A qualche settimana dall’uscita in libreria di I Disobbedienti (Edizioni Piuma 2023), abbiamo chiesto a Erika Casali, che a Belleville ha frequentato il corso “Scrivere per ragazzi”, di rispondere a alcune domande sul suo romanzo young adult.

    1. I Disobbedienti si sviluppa su due linee narrative distinte. La prima racconta le vicende di Alba e Agosto – sedici e otto anni rispettivamente – dal punto di vista di Alba; nella seconda la voce narrante è quella di Camelia, un’attivista ambientale sedicenne. Alba e Camelia vivono a una cinquantina d’anni l’una dall’altra. In questo lasso di tempo i cambiamenti climatici hanno reso la Terra quasi invivibile, costringendo gli esseri umani superstiti a rinchiudersi in una megalopoli e a interrompere ogni comunicazione con l’esterno. Quali difficoltà hai riscontrato nell’adottare un impianto narrativo di questo tipo, con due protagoniste, due piani temporali e due contesti radicalmente diversi?

    Il problema di fondo è stato quello di tenere separate le voci perché di base ci sono io dietro che scrivo, ovviamente, e il rischio era di confondere le due protagoniste e di omologarle. Ma ho avuto un ottimo editor che è stato molto attento anche a questo. Per quanto riguarda l’ambientazione diversa, non ci sono stati problemi perché quello di Camelia è il mondo di oggi, o quasi; quello di Alba è invece il pianeta che si lascia già intravedere tra gli articoli di giornale e a cui speriamo che non arriveremo mai. Mi piace adottare punti di vista diversi e anche scrivere su linee temporali diverse mi dà la possibilità di indagare a fondo nella vita e nelle esperienze dei miei personaggi.

    2. Il cambiamento climatico, la ribellione allo status quo, la contrapposizione tra adulti e adolescenti, la creazione di una nuova società, sono temi cardine all’interno del tuo romanzo. Quali sono i tuoi modelli letterari, gli autori e le autrici che ti hanno maggiormente ispirata?

    Sicuramente lo zampino ce lo mette Margaret Atwood, ma anche George Orwell. Però la vera ispirazione non l’ho presa dalla letteratura, ma dalla realtà, per forza di cose. Ci sono diversi movimenti e organizzazioni che agiscono e protestano nel contesto della crisi climatica. Io credo davvero che siano loro il motore per il futuro, prima di tutto i giovani e più giovani sono, meglio è. C’è bisogno di protesta e di disobbedienza. La bellezza si crea dall’imperfezione, dalla distrazione, dalla differenza. Nella consuetudine, nell’obbedienza, nella conformità, secondo me ci sono solo noia e paura.

    3. Come si è svolto il processo di editing sul tuo testo? Quali sono gli snodi o gli aspetti su cui hai dovuto lavorare con maggiore intensità?

    Abbiamo lavorato insieme io e il mio fantastico editor Alan Bassi e ci siamo trovati benissimo. Quando ho ripreso in mano il romanzo la prima volta, c’erano dei commenti e delle criticità che riguardavano sia la coerenza distopica dell’ambientazione, sia i personaggi. Abbiamo puntato sulla differenza di identità di genere dei personaggi, cambiato alcune coppie e aperto le prospettive che erano aperte solo a parole. Per il lavoro di revisione così attento, non smetterò mai di ringraziare Alan, ma anche Francesca Di Martino di Edizioni Piuma perché ha un occhio prezioso per scandagliare non solo i testi, ma anche l’animo umano.

    4. Riprendendo le parole di Giordano Aterini, docente del corso “Scrivere per ragazzi” e editor, “scrivere per bambini e ragazzi non è più facile o più difficile rispetto a scrivere per adulti, ma semplicemente diverso”. In che modo la consapevolezza di parlare a un pubblico di ragazzi e ragazze ha influito sulla tua scrittura?

    Dipende sempre dal pubblico di lettori a cui ti rivolgi. I Disobbedienti è un romanzi young adult, questo significa che si rivolge a lettori adolescenti, giovani adulti che non hanno particolare necessità di traduzioni e filtri. Hanno le spalle larghe e la mente ben allenata sia dalle notizie dei quotidiani che dai film e video. In generale, della mia scrittura di solito viene detto che è semplice e diretta, però questo non è determinato dai lettori cui mi rivolgo, dipende solo dalla mia forma mentis e di comunicazione e si riflette sulla carta.

    esme