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Dimentica il lettore che hai in testa. Quattro domande a Chiara Fiengo

    Chiara Fiengo lavora nel campo dell’editoria per l’infanzia dal 2002, con mansioni via via di redattrice (per libri di Geronimo Stilton, editi da Piemme), di editor della collana Il Battello a Vapore (sempre Piemme) e, dal 2019, di editor responsabile dell’area ragazzi di Feltrinelli. A Belleville è docente del modulo “Laboratorio” del corso Scrivere per ragazzi, un percorso online in undici lezioni per consentire ai partecipanti di sviluppare un proprio progetto di scrittura (albo, romanzo, raccolta di racconti o di poesie) destinato al pubblico dei giovani lettori.

    In attesa dell’inizio del corso abbiamo chiesto a Chiara di rispondere ad alcune domande.

    1. Cosa c’è di nuovo nella narrativa per ragazzi? Quali tematiche, generi e linguaggi catturano l’interesse dei giovani lettori oggi?

    La letteratura per ragazzi, per sua natura, in parte si rinnova di continuo e in parte si mantiene nel tempo con titoli che restano vivi grazie a lettori sempre nuovi: i ragazzi che crescono e che nel giro di pochi anni sostituiscono la generazione precedente e rinnovano completamente il pubblico. Non ci sorprende, infatti, trovare ai vertici delle classifiche serie di dieci o anche venti anni fa come Harry Potter e Percy Jackson o romanzi come Per questo mi chiamo Giovanni di Luigi Garlando e Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda. Quindi, la prima cosa “nuova” nella letteratura per ragazzi sono proprio i lettori! Questo non significa che non ci siano ricerca e rinnovamento,  anche se spesso si riscontrano più nei linguaggi e nelle forme narrative, o nel gusto grafico e di illustrazione, che nei temi. Così, per quanto riguarda i generi, assistiamo a ondate di interesse, pause, ritorni. Oggi, ad esempio, sembra stia rinascendo anche in Italia un nuovo grande amore per il fantasy. Un altro importate fenomeno di ritorno è quello della lettura degli adolescenti, il famoso pubblico Young adult, che, anche grazie ai social, è tornato a essere un interlocutore importante per gli scrittori e le case editrici, facendo crescere generi che spaziano dal thriller, all’horror, alla commedia romantica. Eppure, proprio in questi ritorni, spesso sta un’importante componente di novità. I titoli che un tempo avremmo definito “rosa” o “chick lit”, oggi raccontano l’amore e la ricerca di se stessi di una generazione nuova, che non dà per scontata la propria identità di genere o orientamento sessuale e si identifica fortemente con il mondo LGBTQI+.

    E poi capita che arrivino fenomeni imprevisti, come è accaduto un paio d’anni fa per i manga, che hanno covato sotto la cenere nel mondo dei cultori del fumetto e della cultura giapponese, per lo più adulti, e adesso costituiscono una fetta di mercato significativa e vengono letti anche da ragazze e ragazzi della scuola primaria.

    2. Di quali temi, generi senti un po’ la mancanza? C’è qualcosa che vorresti trovare in specie nella narrativa italiana e che invece non c’è? 

    Questa è una domanda difficile per chi fa il mio lavoro, perché noi editor siamo sempre alla ricerca di novità e sentiamo sempre che ci “manca qualcosa”, ma non sappiamo bene di cosa si tratti. Quello che vorremmo avere è una sfera di cristallo nella quale vedere il titolo che tutti adoreranno l’anno prossimo! In ogni caso, le grandi novità spesso arrivano dall’estero, anche se non è affatto scontato che la traduzione italiana incontri lo stesso successo. Il fumetto per ragazzi, ad esempio, all’estero viene letto anche nelle scuole, mentre in Italia pesa ancora il pregiudizio secondo cui non si tratterebbe di un genere adatto a venire consigliato dagli insegnanti. Se devo esprimere un desiderio personale, mi piacerebbe trovare libri che facciano ridere: per un adulto saper far ridere i ragazzi è una vera sfida e l’umorismo nella letteratura per ragazzi è più difficile da trovare di quanto si immagini. Per quanto riguarda la fascia di età, invece, mi sembra che ci sia spazio di crescita per una narrativa da proporre ai lettori dagli 8 ai 12 anni, un’età ancora ricettiva rispetto a nuove proposte – alla quale gli scrittori italiani, purtroppo, si dedicano sempre meno.

    3. Da qualche anno ormai si registra un fortissimo interesse di produttori e piattaforme di distribuzione nei confronti delle property letterarie. Questa vitalità riguarda anche il mercato dei libri per ragazzi?

    Senz’altro è così per quanto riguarda il pubblico degli adolescenti, in particolare per i titoli stranieri. Alcune serie televisive hanno fatto diventare i libri da cui sono tratte dei veri bestseller. Quanto ai libri per bambini e ragazzi, invece, lo scenario è un po’ diverso. Per lo più nascono serie di animazione che a volte hanno successo, altre meno; in generale, in quest’area mi sembra ci siano diverse possibilità di sviluppo anche per titoli “middle grade”. Auspico che in futuro il mondo dell’editoria per ragazzi e quello della produzione trovino il modo di stabilire una collaborazione più intensa e vivace.

    4. Che consigli daresti a un autore o a un’autrice che voglia esordire nella narrativa per ragazzi?

    Il primo suggerimento è leggere, leggere, leggere. La letteratura per ragazzi è sconfinata, eppure, non di rado, gli aspiranti scrittori mantengono i riferimenti letterari e i modelli della propria infanzia. C’è un mondo che negli ultimi vent’anni si è sviluppato in modo impetuoso: il mio suggerimento è quello di conoscerlo il meglio possibile, senza pregiudizi. Il secondo consiglio è di osservare i bambini e ragazzi di oggi e di entrare in contatto diretto con loro. E non soltanto cercando figli, nipoti o amici a cui sottoporre la nostra storia (probabilmente ci diranno che gli è piaciuta tantissimo, ma non è detto che sia davvero così…). Il mio suggerimento è cercare di scrivere pensando ai lettori reali e non a quelli ideali. Di non fare riferimento soltanto alla letteratura, quindi, che in gran parte viene valutata e giudicata dagli adulti, ma di rivolgersi ai lettori veri, e non all’immagine che noi adulti abbiamo dei ragazz* e del loro mondo. E poi c’è lo studio. Contrariamente a un sentire ancora troppo diffuso, la scrittura non è un’attività istintiva, guidata dalla sola ispirazione – l’espressione, per così dire, di un talento puro – ma richiede un lavoro, spesso faticoso. Sembra una cattiva notizia, ma non lo è: equivale a dire che molto di questo mestiere si impara e si può migliorare con l’esercizio. È una cosa che ho sentito dire da alcuni affermati scrittori per ragazzi, italiani e non: vi assicuro, c’è da fidarsi!




    Chiara Fiengo

    Nata a Roma, è laureata in Lettere con indirizzo storico-artistico e dal 2002 lavora nel campo dell'editoria. Per Piemme è stata redattrice dei libri di Geronimo Stilton e dal 2006 editor della collana di libri per bambini e ragazzi Il Battello a Vapore. Dal 2019 è l'editor responsabile dell'area ragazzi di Feltrinelli.