Vai al contenuto

Consigli di scrittura al quadrato. Magia a due

    Abbiamo chiesto a Fabio Deotto, docente della classe Fondamenti del corso Scrivere di notte in programma a Milano dal 26 aprile, di commentare, certificare o confutare le opinioni di tre grandi autori in tema di scrittura.

    Non so nulla dell’ispirazione perché non la conosco – ne ho sentito parlare, ma non l’ho mai vista in azione. […]. Per me, una storia solitamente comincia con un’idea, un ricordo o un’immagine mentale. Scrivere significa ricostruire come si è giunti a quel momento, a quell’immagine; spiegare perché quella specifica circostanza si è verificata o che conseguenze ha innescato. Lo scrittore si sforza di creare personaggi credibili alle prese con situazioni credibili e emozionanti, e di farlo nel modo più emozionante possibile. Tra gli strumenti che lo scrittore deve necessariamente impiegare nella rappresentazione, c’è l’ambiente o il contesto di cui ha conoscenza diretta.

    (William Faulkner)

    Questa presa di posizione è probabilmente una reazione, del tutto comprensibile, a quanti vedono l’ispirazione come una sorta di magica trance capace di far divampare il fuoco creativo. In realtà l’ispirazione può essere più prosaicamente spiegata andando a vedere come funziona il nostro cervello: non come un computer in attesa di istruzioni, ma come un magma ribollente che ricombina costantemente le informazioni che riceve. Da un lato dunque va nutrito, dall’altro lasciato libero di lavorare.
    Nel saggio An anatomy of inspiration Rosamond E. M. Harding osserva che gli artisti sono più produttivi quando hanno accumulato conoscenze approfondite in ambiti diversi tra loro, quando hanno avuto tempo di rielaborare queste nozioni al di fuori di schemi rigidi e precostituiti e, soprattutto, quando sono in una situazione di relax mentale. Perciò, quando ci troviamo bloccati davanti alla pagina bianca, sforzarsi a tutti i costi di riempirla spesso è la strada più breve per il fallimento: più utile è posare la penna e leggere un romanzo nuovo, o studiare un argomento di cui conosciamo poco, o ancora meglio, fare una passeggiata, e lasciare che il nostro cervello trovi la tranquillità per mandare in superficie soluzioni convincenti.

    Scienza e tecnologia proliferano tutto intorno a noi. Dettano in misura crescente i linguaggi tramite i quali parliamo e pensiamo. Possiamo imparare a usare questi linguaggi, oppure rassegnarci a restare muti.

    (J.G. Ballard)

    Ballard ha ragione, e mi sento di sottoscrivere per intero questo consiglio perché dice “possiamo” e non  “dobbiamo”. Il fatto che un’innovazione tecnologica o un’evidenza scientifica cambi il nostro modo di vivere e comunicare non significa che chi scrive debba necessariamente occuparsene. Può farlo, e ha senso che lo faccia, soprattutto se ha deciso di narrare il presente. Magari vogliamo raccontare una storia in cui gli smartphone vengono utilizzati poco, o in cui i protagonisti non si trovano ad avere a che fare con intelligenze artificiali o con le ricadute del cambiamento climatico, e potremmo pensare che acquisire informazioni su questi ambiti sia del tutto inutile; il punto è che queste novità si ripercuotono sulla vita delle persone anche in maniera indiretta. Un bravo scrittore non deve solo imparare ad osservare il mondo e l’umanità che lo abita, deve anche essere in grado di ricreare un ambiente narrativo in cui il lettore possa immergersi. Maggiore è la conoscenza del mondo che ci apprestiamo a ricreare, più credibile e coinvolgente risulterà la nostra storia a chi deciderà di percorrerla.

    Inguaribilmente, nella prima stesura io mi indirizzo ad un lettore ottuso, a cui bisogna martellare i concetti in testa. Dopo lo smagrimento, lo scritto è più agile: si avvicina a quello che, più o meno consapevolmente è il mio traguardo, quello del massimo di informazione con il minimo ingombro.

    (Primo Levi)

    Tra i tanti bravi autori e le brave autrici che hanno segnato la storia della narrativa italiana, Primo Levi è sicuramente uno di quelli che più ha lasciato spazio al lettore. La letteratura è uno splendido esempio di “magia a due”, in cui chi scrive mette delle frasi su un foglio e chi legge le usa per creare un mondo nella propria mente fatto di immagini, odori, suoni, sensazioni ed emozioni. Perché questa magia possa avvenire è fondamentale che chi scrive metta a disposizione di chi legge i mattoni per ricostruire un mondo narrativo, ma è anche necessario che gli lasci lo spazio per farlo. Quando Levi parla di “massimo di informazioni con il minimo ingombro” parla anche di questo: un lettore libero di riempire spazi vuoti ed esplorare la storia con il proprio passo è un lettore gratificato. Non solo fruitore di un racconto, ma complice di una magia.

    > Clicca qui per leggere i Consigli di scrittura di Elmore Leonard, Margaret Atwood, Geoff Dyer, Neil Gaiman, Jeanette Winterson, Joyce Carol Oates, John Green, Roald Dahl, P.L. Travers, H.P. Lovecraft, Shirley Jackson e Stephen King.

    Fabio Deotto

    Scrittore e giornalista, è laureato in biotecnologie, scrive articoli e approfondimenti per riviste nazionali e internazionali. Ha pubblicato i romanzi Condominio R39 (Einaudi, 2014) e Un attimo prima (Einaudi, 2017). Il suo ultimo libro, L’altro mondo: la vita in un pianeta che cambia, è uscito nel 2021 per Bompiani. Vive e lavora a Milano.