Vai al contenuto

Conoscere Manzoni per tradurre Pennac. Quattro domande a Yasmina Mélaouah

    Da vicino nessun testo è normale” è un laboratorio di traduzione letteraria dal francese concepito e guidato da Yasmina Mélaouah, che intervalla lezioni pratiche su grandi autori come Daniel Pennac e Mathias Énard a incontri dedicati a testi-cardine della nostra letteratura.

    Per cominciare a entrare nelle atmosfere del corso, abbiamo fatto a Yasmina qualche domanda.


    Da dove nasce l’esigenza di affiancare a un laboratorio di traduzione dal francese alcune lezioni dedicate a grandi autori italiani del passato?

    La prosa letteraria, diceva Proust, è sempre scritta “in una specie di lingua straniera”. Mi piace l’idea di leggere la letteratura italiana come una lingua straniera, di verificare quello scarto prezioso rispetto alla lingua della comunicazione quotidiana, una lingua spesso logorata e sbiadita.
    Vedere fin dove sanno spingersi i grandi autori nella nostra lingua, capire quanto vasti, quanto più vasti di quel che immaginiamo, sono i territori della parola da loro esplorati educa il traduttore a scongiurare da subito il rischio della normalizzazione, della pigrizia, quella timidezza nefasta che appiattisce ogni asperità, che smussa gli inciampi, che chiude la forza espressiva dentro confini che la disinnescano, quella forza.
    Rileggere Manzoni, in questo senso, è un momento di pura liberazione: quanto osa, l’autore dei Promessi sposi, quanto lontano si spinge, quanto movimento, quanta forza, quanta varietà… Quante scelte, nelle sue pagine, sfidano l’italiano dal fiato corto che spesso viene prestato alle traduzioni.
    Entrare nelle sue pagine, come nelle pagine di due grandi del Novecento come Natalia Ginzburg e Primo Levi, significa quindi equipaggiarsi di respiro, di vastità, per restituirli nel proprio lavoro di traduzione, educandosi all’ascolto.

    Durante il laboratorio affronterai i testi di un autore erudito e stilisticamente sontuoso come Mathias Énard e quelli, all’apparenza più accessibili, di Daniel Pennac. Perché questa scelta?

    Mathias Énard e Daniel Pennac sono due voci autorevoli della letteratura francese contemporanea che declinano in maniere diverse l’attenzione alla parola e al ritmo. Mi piaceva l’idea di lavorare su autori di successo che fossero molto connotati stilisticamente.

    Tra tutti i tipi di errore nei quali un traduttore può incappare, quali consideri più perniciosi?

    Considero irrilevanti i classici “errori di traduzione” mentre trovo imperdonabili l’appiattimento e la normalizzazione, nati sempre dal dogma mortale della scorrevolezza. Trovo micidiale l’appiattimento sulla lingua veloce e spiccia della comunicazione media e il conformismo verbale. Un traduttore deve sempre stare di lato, guardare da fuori i tic del suo tempo, e se invece ne è solo impastato senza esserne consapevole… sono guai, spesso, per gli autori che ha fra le mani.

    Qual è la biblioteca ideale del traduttore, ammesso che ne esista una?

    Quella che vede accanto Omero e Paolo Colagrande, Marcel Proust e Daniel Pennac, i giganti ottocenteschi e, per esempio, i narratori della scuola emiliana come Daniele Benati e Ugo Cornia, quella che affianca alto e basso. È la biblioteca di un lettore curioso ed erudito, bulimico e raffinato. Con molta poesia, anche, perché il ritmo è tutto, e la prosa è solo una poesia che non va a capo. Ma soprattutto, SOPRATTUTTO, che la biblioteca sia una festa di dizionari nei quali scorrazzare con il piacere di chi si gode il paesaggio, liberamente, come una lettura gratuita e non solo con la fretta di chi cerca LA parola. In primo luogo dizionari monolingue italiani, poi monolingue francesi, poi dizionari bilingue. Lascerei un po’ chiuso, in disparte, il dizionario dei sinonimi, che occorre usare con suprema parsimonia, perlomeno agli inizi…
    È una scoperta bellissima pensare di frequentare i dizionari per il puro piacere della lettura. Così leggere il Vocabolario Nomenclatore di Palmiro Premoli è una festa, passeggiare lenti dentro all’immenso Battaglia (oggi ad accesso libero in rete https://www.gdli.it/) è più entusiasmante della lettura di tanti romanzi.
    E poiché per uno strano paradosso i traduttori alle prime armi sorvolano con troppa fretta, di solito, i dizionari, mi sento di proporli come il vero cuore palpitante della loro biblioteca, non solo come un grigio strumento di lavoro.

    Redazione Belleville