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Le sirene della notte. Quattro domande a Diana Chiarin

    In occasione all’uscita in libreria delle Sirene della notte (Mondadori 2024), abbiamo chiesto a Diana Chiarin, che a Belleville ha frequentato il corso Scrivere di notte, di rispondere a alcune domande sul suo romanzo d’esordio.

    Buona lettura!

    1. Descrivi per noi Denis, la protagonista di Le sirene della notte. Chi è? Cosa vuole? Di cosa ha paura? 

    Denis è nata per la necessità di raccontare cosa succede nelle periferie di notte, volevo che racchiudesse in sé le donne che praticano lavori borderline senza essere necessariamente prostitute. Io ero una di queste donne, lo sono stata per dieci anni, perciò in lei ho messo anche me stessa e ho messo le donne che nelle notti margherine incontravo, prostitute, camioniste, operaie. Donne che vivevano e vivono una vita rovesciata, dormendo di giorno e lavorando dal crepuscolo in poi.
    Volevo anche che Denis raccontasse una donna contemporanea, intelligente ma non abbastanza, stupida ma non abbastanza, furba ma non abbastanza, insomma che fosse vera, pura. La normalità umana è fatta di tutte queste cose, perfette e imperfette, brillanti e contemporaneamente profondamente stupide. Ogni persona contiene dentro di sé il tutto, poi le più furbe fanno emergere solo la parte migliore. Le altre sono come Denis e come me.


    2. La narrazione si svolge tra Mestre e Marghera. In che modo l’ambientazione intercetta e amplifica i temi del romanzo?


    L’incipit di Anna Karenina recita: “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo”. La mia versione è: “Tutte le periferie delle città si somigliano, ogni periferia ha una vita notturna propria”.
    Mestre e Marghera sono come due sorellastre, spesso indifferenti l’una all’altra e sempre ai piedi della Regina lagunare, Venezia. Nel mio romanzo le ambientazioni sono dei personaggi veri e propri, sono fondamentali. Denis le usa per raccontare se stessa, in particolare Mestre, che usa come metafora e specchio.

    3. Le sirene della notte mette in scena una quantità di personaggi secondari. Come hai lavorato alla caratterizzazione di un cast così vasto e variegato? 

    Sinceramente ho pescato a piene mani dalle mie notti lavorative. Dalle persone che mi circondavano, dagli incontri e dalle storie che mi sono arrivate mio malgrado.
    La notte sembra vuota, ma dopo dieci anni di lavoro notturno, mi sento di dire che siamo una quantità infinita.

    4. Quali influenze letterarie hanno contribuito a dar forma a questo tuo romanzo d’esordio? 

    Leggo molti classici e molta narrativa al femminile, ma anche poesie, saggi e racconti. Mi piacciono le storie che fanno male, che ti restano dentro quasi come un’ossessione. Per citarne alcune: Tiffany McDaniel, Harper Lee, Camila Sosa Villada, Goliarda Sapienza, Emma Dante, Margareth Atwood, Sylvia Plath, Alice Munro… ok la smetto. Sono tutte donne con una scrittura violenta, dolorosa, che risuona dentro di me, come se riconoscessi dentro di loro e nei loro scritti una parte di me stessa.

    > Mercoledì 17 aprile nella sede di Belleville Diana Chiarin presenterà Le sirene della notte in dialogo con Marilena Rossi, sua docente a Belleville e editor del romanzo. Per prenotare e assistere alla presentazione: https://bit.ly/3PMeSSa

    Sofia Zanderighi