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Lingue impossibili: il cervello, le macchine e il dono dei nostri limiti

    Tutti i viventi comunicano, noi esseri umani, però, siamo gli unici capaci di generare significati sempre nuovi (le frasi) attingendo a un bacino di elementi predefiniti (le parole). Ma come funziona la lingua e in che modo le nostre strutture biologiche ne determinano i limiti?
    Ne parla Andrea Moro, linguista, autore e docente presso la Scuola IUSS di Pavia e la Scuola Normale di Pisa.

    Buona visione!

    Andrea Moro

    È professore di linguistica generale alla IUSS di Pavia e alla Scuola Normale di Pisa. Specializzato all’Università di Ginevra, è stato visiting scientist a Harvard e a MIT come studente Fulbright. Studia la sintassi delle lingue umane, in particolare i fenomeni di rottura di simmetria, e i correlati neurobiologici delle lingue impossibili. Ha pubblicato articoli sulle maggiori riviste scientifiche internazionali come Nature, PNAS e Linguistic Inquiry, e libri divulgativi tradotti in molte lingue, tra i quali: Breve storia del verbo “essere”, Parlo dunque sono(2010 e 2024, entrambi usciti per Adelphi), Le lingue impossibili(Cortina 2017) e il dialogo con Noam Chomsky, I segreti delle parole(La Nave di Teseo 2022). Il suo primo romanzo, Il segreto di Pietramala (La Nave di Teseo 2018), giallo incentrato su una lingua impossibile, ha vinto il premio Flaiano nel 2018. Il suo secondo romanzo si intitola Cinquantun giorni (La Nave di Teseo 2024).

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