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Il testo vincitore della borsa di studio di “Prova di traduzione”

    Marianna Zilio è la vincitrice della borsa di studio di Prova di traduzione, il corso con Gaja Cenciarelli, Gioia Guerzoni, Silvia Pareschi e Marco Rossari, che si terrà in diretta streaming dal 7 aprile al 15 luglio 2021.

    Il bando della borsa di studio chiedeva ai partecipanti di tradurre un brano di Ross Gay, The Sanctity of Trains, estratto da The Book of Delights (Algonquin Books 2019). Ecco la versione in lingua originale:

    Something I’ve noticed riding on Amtrak trains, like the one I’m on right now between Syracuse and Manhattan, is that people leave their bags unattended for extended periods of time. Maybe they go to the end of the car to use the bathroom, or sometimes they go to the far end of the train to the café, which smells vomity like microwave cheese. My neighbor on this train— across the aisle and one row up—disappeared for a good twenty minutes, her bag wide open, a computer peeking out, not that I was checking. She is not unusual in this flaunting of security, otherwise known as trust, on the train. Nearly everyone participates in this practice of trust, and without recruiting a neighbor across the aisle to “keep an eye on my stuff while I use the restroom,” which seems to be a coffee shop phenomenon. Trusting one’s coffee shop neighbor, but not the people in line, et cetera.

    I suppose, given the snugness of a train, especially if it’s full, one might speculate there’s a kind of eyes-on- the-street-ness at play, although it seemed to me, this morning, when I was first leaving my valuables on my seat for pilfering, my laptop and cellphone glittering atop my sweatshirt and scarf, most everyone was sleep- ing and so provided little if any eyewitness deterrent.

    I suppose I could spend time theorizing how it is that people are not bad to each other, but that’s really not the point. The point is that in almost every instance of our lives, our social lives, we are, if we pay attention, in the midst of an almost constant, if subtle, caretaking. Holding open doors. Offering elbows at crosswalks. Letting someone else go first. Helping with the heavy bags. Reaching what’s too high, or what’s been dropped. Pulling someone back to their feet. Stopping at the car wreck, at the struck dog. The alternating merge, also known as the zipper. This caretaking is our default mode and it’s always a lie that convinces us to act or believe otherwise. Always.

    Traduzione di Marianna Zilio:

    Una cosa che ho notato viaggiando sui treni dell’Amtrak, come quello su cui mi trovo ora tra Syracuse e Manhattan, è che la gente lascia a lungo le borse incustodite. C’è chi va al bagno in fondo al vagone o chi si spinge fino al bar in coda al treno, dove regna quella puzza vomitevole di formaggio al microonde. La mia vicina, una fila più in là sull’altro lato, è scomparsa per una ventina di minuti, lasciando la borsa aperta con il computer in bella mostra, non che la stessi puntando. Non è la sola a ostentare questa sicurezza, detta anche fiducia, in treno. Anzi. Quasi tutti attuiamo questa pratica, e senza reclutare un vicino dall’altra parte del corridoio perché dia “un’occhiata alle mie cose finché vado al bagno”, che sembra essere più un fenomeno da caffetteria. Ci fidiamo di chi ci siede accanto al bar, ma non di chi è nella nostra stessa fila, per esempio.

    Suppongo che, data l’intimità che si viene a creare in un treno, soprattutto quando è pieno, sia lecito ipotizzare che entri in gioco una sorta di vigilanza collettiva, anche se, questa mattina, quando ho lasciato per la prima volta i miei oggetti di valore sul sedile alla portata di chiunque, il laptop e il cellulare bene in vista sopra la felpa e la sciarpa, quasi tutti stavano dormendo e l’effetto deterrente dei testimoni oculari era pressoché nullo.

    Penso che potrei dilungarmi in congetture sul perché le persone non si comportano male con gli altri, ma non è questo il punto. Il punto è che, a ben guardare, nella nostra vita, nella nostra vita sociale, non perdiamo occasione per prodigarci, quasi costantemente anche se con discrezione, per gli altri. Teniamo aperta la porta. Porgiamo il braccio per attraversare. Lasciamo passare avanti. Ci offriamo di portare le borse pesanti. Ci allunghiamo su uno scaffale alto o a raccogliere una cosa caduta. Aiutiamo qualcuno a rialzarsi. Ci fermiamo se vediamo un incidente o un cane investito. Lasciamo che un’altra auto si immetta per prima a una strettoia. Questo altruismo è una nostra impostazione predefinita ed è sempre una bugia che ci induce ad agire o a pensare in modo diverso. Sempre.

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    Scuola di scrittura Belleville