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Il testo vincitore della borsa di “Prova di traduzione (dal francese)”

    Luana Mandarà è la vincitrice della borsa di studio di Prova di traduzione (dal francese), il corso con Lorenzo Flabbi, Anna d’Elia, Yasmina Mélaouah e Maurizia Balmelli che si terrà in diretta streaming dal 25 maggio al 20 settembre 2021.

    Il bando della borsa di studio chiedeva ai partecipanti di tradurre un brano tratto dal romanzo di Vincent Message, Cora dans la spirale (Seuil 2019). Ecco la versione in lingua originale:

    Notre espèce baguenaudait sur terre depuis deux ou trois cent mille ans lorsqu’un matin, sur le coup de sept heures trente, Cora Salme se mit à voir d’un œil neuf les couloirs de céramique bleue et blanche du métro parisien. Vêtue d’un pantalon de toile et de sa veste la plus élégante, elle arpentait le quai en ballerines, d’un pas un peu flâneur, zigzaguant entre des silhouettes qui tenaient elles aussi à repousser l’automne. Elle regardait les bancs carrelés le long des murs, le ventre voûté du plafond dont l’armure d’écailles scintillait au-dessus de la menace des voies, et trouvait cela assez beau. Elle avait vécu presque toute sa vie à Paris, et avait tellement l’habitude du métro qu’elle n’arrivait à le voir qu’après l’été, lorsque la femme ensoleillée qu’avaient fait grandir en elle les vacances était soudain contrainte de réintégrer sa place ordinaire. Cette fois, le congé de maternité lui avait permis de prolonger ce décrochage du rythme dominant, d’oublier parfois quel jour de la semaine on était, de faire venir les gens à elle au lieu de filer à leur rencontre. Plutôt que de se répéter que la reprise allait être rude, il était peut-être plus malin de profiter de cette capacité d’attention éphémère.

    Ils étaient là, tout autour d’elle. Ils se postaient à l’endroit du quai qui leur permettrait de perdre le moins de temps possible à leur sortie ou lors de leur correspondance. Ils s’étaient levés, s’étaient douchés, ou bien débarbouillés au moins, avaient petit-déjeuné, ou avalé au moins une tasse de thé ou de café, s’étaient composé devant la glace, avec des gestes encore tremblants de sommeil, une apparence sortable. Ils avaient choisi des vêtements qui leur donneraient l’air plus solides qu’ils n’avaient l’impression de l’être en réalité. Et désormais ils s’alignaient au bord des rails, les yeux rivés sur le tunnel d’où surgirait la rame, ou laissant s’imprimer sur leur rétine les images affichées de l’autre côté des voies, blousons d’automne, lumières de vacances hors saison pour couples sans enfants, cartables à la fois robustes, bon marché et suffisamment à la mode pour garantir la paix sociale.

    Traduzione di Luana Mandarà:

    Erano due o trecentomila anni che la nostra specie vagava sulla terra quando una mattina, allo scoccare delle sette e trenta, Cora Salme iniziò a vedere con occhi nuovi i corridoi di ceramica bianca e blu della metropolitana parigina. Con indosso dei pantaloni di tela e la sua giacca più elegante, avanzava lungo la banchina in ballerine, con un’andatura un po’ ciondolante, facendo zigzag tra figure che, come lei, non si rassegnavano all’arrivo dell’autunno. Guardava le panchine piastrellate lungo le pareti, l’armatura a scaglie sul ventre incurvato del soffitto che scintillava al di sopra dei binari minacciosi, e le appariva tutto piuttosto bello. Aveva trascorso quasi l’intera vita a Parigi, ed era talmente abituata alla metro da non riuscire a vederla davvero se non dopo l’estate, quando la donna radiosa in cui l’avevano trasformata le vacanze era d’un tratto costretta a ritornare al suo solito posto. Quella volta il congedo di maternità le aveva permesso di prolungare la sospensione del consueto tran-tran, di dimenticarsi a volte quale giorno della settimana fosse, di fare venire gli altri da lei anziché correre a incontrarli. Invece di ripetersi che sarebbe stata dura riprendere, forse avrebbe fatto meglio ad approfittare di quella passeggera dose di attenzioni.

    Stavano là, tutt’intorno a lei. Si piazzavano nel punto della banchina che avrebbe permesso loro di perdere meno tempo possibile all’uscita o per la coincidenza. Si erano alzati, si erano fatti la doccia, o come minimo lavati il viso, avevano fatto colazione, o almeno mandato giù una tazza di tè o di caffè, e davanti allo specchio, con gesti ancora assonnati, si erano dati un aspetto presentabile. Avevano scelto dei vestiti che li facessero sembrare più decisi di quanto non avessero l’impressione di essere in realtà. Ed eccoli allineati accanto alle rotaie, gli occhi fissi sulla galleria da cui sarebbe spuntato il treno, o a imprimersi sulla retina le immagini affisse dall’altra parte dei binari: giubbotti autunnali, vacanze al sole fuori stagione per coppie senza figli, cartelle allo stesso tempo robuste, economiche e abbastanza alla moda da garantire la pace sociale.

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    Scuola di scrittura Belleville