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I racconti e le poesie di settembre su TYPEE

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    A settembre 2020 su TYPEE si sono registrate 284 persone e sono stati pubblicati in media 12 racconti e 16 poesie ogni giorno. La community ha dato il benvenuto a nuovi scrittori, ha espresso commenti, si è confrontata – a volte scaldata – sullo stile, sui contenuti, sulla voce dei racconti e delle poesie. Il nostro auspicio è che TYPEE diventi sempre più un luogo di scambio e contaminazione creativa, in cui gli autori possano crescere e trovare la propria identità letteraria.
    Abbiamo letto i testi del mese appena concluso e ne abbiamo scelti 8, 4 racconti e 4 poesie, che potete leggere qui.

     

    I racconti 

     

    «Ferito a morte è un romanzo modernista».

    «Ma se è del ’61!».

    «Embè? È joyciano, anzi: woolfiano».

    La sera sembra tutto più vicino. Agosto è finito e il mare ne risente, non si dà pace stasera. Mugghia buio, di bianco solo la spuma e la luna che la illumina per quei nanosecondi che riesce a durare appena tocca riva.

    Siamo sulla terrazza del lido, io e Alberto, e abbiamo appena preso posto perché danno Perfetti sconosciuti, è la cinenight. Siccome è Perfetti sconosciuti, non capisco la presenza di tutti i bambini che sciamano dalla spiaggia alle sedie di plastica accanto a noi. Con loro nonne dalle gambe piene di vene… [continua a leggere su TYPEE.it]

     

    Finita la canzone del JubJub, il silenzio tornò a prendere possesso del litorale. Il Roc assunse la posizione totemica, eretto, con le ali aperte, il viso verso l’orizzonte.

    «Sono come l’Olivo nella gabbia del Diavolo, le ombre viola delle foglie grigie scagliate sulla sabbia con la forza di un Ercole, qui, sul lato oscuro del Pianeta Terra, in attesa della Pasqua in cui ascenderò alla Spiaggia Iperurania: immacolata, perché monda da chiazze di mera apparenza».

    Così parlò il Roc. Sognante Kurosawa piantato sul bagnasciuga inondato dalla luce del mattino, sembrava un’offerta allo Scrollalanza o a Kobiela e Welchman, gli Dei del Mare… [continua a leggere su TYPEE.it]

     

    Conosco Gina la prima volta a Montauk. È un momento del cazzo, perché la band non tira, in giro per locali facciamo a malapena due soldi e pensare di dividere due soldi in erba per quattro è un cazzo di problema. Ci manca il quinto membro. Qualcuno che canti meglio di come sbraito io, che attiri le folle e non solo quarantenni ubriache. Gina quella sera è ubriaca, ma di anni ne ha ventidue. Mi fissa per tutta la sera con la sigaretta alla bocca, non la accende per non beccarsi una cacciata dal locale… [continua a leggere su TYPEE.it]

     

    All’ingresso di vicolo Baiamonte, al piano terra della palazzina attigua al magazzino dove nonno Giuseppe stoccava le merci di cui faceva commercio, abitava una zia di mia madre, la sorella maggiore di nonna Cristina.

    Angela Bannò, che tutti chiamavamo “zà Ancilicchia”, era nota per i consigli che elargiva con la prudenza di chi è restio a immischiarsi nelle faccende altrui, e soprattutto per i verdetti salomonici che emetteva con la riluttanza di chi, suo malgrado, è costretto a giudicare il prossimo.

    Amava i proverbi, e spesso li citava nella convinzione che l’esperienza comune a molti è sempre frutto della verità e maestra di vita.

    Nonostante fosse molto riservata, sopportava con infinita pazienza le frequenti invasioni di parenti e vicini che ricorrevano a lei per dirimere liti e controversie. Senza interrompere l’occupazione… [continua a leggere su TYPEE.it]

     

    Le poesie

     

    C’è una campana che suona,

    che leviga, rotondissima, una ringhiera,

    viene dalla piazza della domenica,

    si arrotola sui gelsomini, salta sui gerani,

    scivola sulle ceramiche e le graniglie,

    sbatte

    sulle tende ricamate in trasparenza

    bucate a grappoli

    da fiori e tralci di uncinetti,

    parla sparla litiga

    con l’orlo dei grembiuli.

    Ebbe un alterco, un tempo… [continua a leggere su TYPEE.it]

     

    Invidio

    il tuo lento scorrere,

    procedi certo

    nella via solcata dai ghiacci.

    Invidio 

    i bianchi tronchi

    portati per le sponde… [continua a leggere su TYPEE.it]

     

    Alla vista già sfinita dei campi,

    in ogni posto, ci attende il tracciamento

    per il viaggio che riprende.

    E, nel corso, ritorna il desiderio.

    Con le sue voci lo trascina il giorno

    che s’oscura della luce di settembre

    al gonfiore crudele del cielo

    tanto azzurro da strappare il fiato,

    nella speranza che arrivi presto… [continua a leggere su TYPEE.it]

     

    Non trovo la pace

    nella baldoria del cranio

    nel ruscello che scorre

    che morsica i piedi, l’inconsistenza

    del fiato dei giorni

    delle cose

    Tutta quest’acqua che invade… [continua a leggere su TYPEE.it]

     

     

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    Scuola di scrittura Belleville