Disegni in cerca d’autore è il Premio letterario nato dalla collaborazione tra Collezione Ramo e Scuola di scrittura Belleville, legato all’omonima mostra che si terrà negli spazi della Scuola Belleville a Milano. Opere su carta di grandi artisti affiancate da racconti inediti: immagini e parole entrano in dialogo.
Hotel Cortázar di Andrea Tiradritti è il racconto scelto per accompagnare l’opera di Enrico Prampolini, Hall d’albergo,1921-1922 circa.
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della mostra, sull’opera:
«Hall d’albergo di Enrico Prampolini risale al 1921/22, quando l’artista incarnava il massimo riferimento futurista per la scenografia, portavoce di un’idea di teatro antitradizionale dal forte impatto emotivo. Una sorta di spazio frastagliato tra vasi e lampadari variopinti si snoda attorno a una stretta strada centrale verso uno sfondo urbano in stile razionalista.»
HOTEL CORTÁZAR
di Andrea Tiradritti
ispirato all’opera di Enrico Prampolini
Tolta la scintillante insegna all’ingresso – di cui peraltro l’ultima lettera restava fulminata da tempo – niente distingueva la facciata dell’Hotel Cortázar da quella di qualunque altro edificio in città. Eppure, ve lo assicuro, quel luogo non possedeva nulla di comune, tanto che la sua fama cominciò presto ad attirare decine di curiosi dalle località più disparate.
A un turista oltremodo pigro e incosciente che avesse preferito la hall dell’albergo ai rinomati musei del centro, sarebbero bastati pochi minuti per accorgersi della sua pittoresca popolazione e fare esperienza di umanità fra le più varie possibili. Troppo dimesso per un albergo di lusso e troppo ricercato per una pensione di quart’ordine, l’Hotel Cortázar assomigliava più a un ritrovo di sguaiati o, se preferite, a un esotico veliero in procinto di salpare, nel quale i balordi e rumorosi villeggianti si contendevano con egual dose di bizzarria la palma di inquilino più strambo.
Lavorai come addetto all’accoglienza del Cortázar per due mesi nell’estate dei miei ventitré anni e di quei giorni porto ancora oggi i frastornanti segni. Come ottenni il posto mi rimase sempre un mistero. Non avevo alcun requisito o dote specifica, ma al direttore dovetti fare un’eccellente impressione data la velocità con cui mi diede il lavoro, per poi sgattaiolare via dall’Hotel e lasciarmi in balia dei miei nuovi doveri. Non lo rividi mai più, e ciò insinuò in me la netta sensazione che in realtà fossi stato l’unico a presentarsi al colloquio. Ma sto divagando di nuovo e voi mi guardate come si guarda un pazzo. Mi chiedo allora che sguardo avreste rivolto al signore distinto che accolsi la prima sera, quando un improvviso diluvio sommerse le strade e illuminò di fulmini il cielo. Avrei davvero voluto vedere la vostra faccia quando, dopo aver registrato i suoi dati e fissato il prezzo del soggiorno per la notte, vi avrebbe chiesto – come giuro accadde – una stanza anche per il suo amato coccodrillo.
– Scusi?
– Non mi dica che non permettete gli animali.
– Ma ha detto…un coccodrillo?
– Certo, il mio piccolo Coco. Ora sta riposando qui – indicando bonario il taschino della giacca – ma fra poco si sveglierà e avrà bisogno di una stanza tutta sua.
Ebbene sì, alla fine gli diedi due chiavi, una per lui e l’altra per Coco. Funzionava così al Cortázar, si cercava in ogni modo di accontentare il cliente. Da quel momento in poi divenni sempre più confuso ed euforico, rapito dalle storie che i vari inquilini di volta in volta mi confidarono. Conobbi – fra gli altri – un beduino dello Yemen, una soubrette scarmigliata, un dittatore divorato dai sensi di colpa, un ubriaco che abbaiava alla luna, un gangster dal cuore infranto, un contorsionista zoppo, un alieno di Saturno, sei gemelle armene, una donna con due piedi sinistri e un’altra che non sapeva dire il mio nome. So cosa state pensando e concordo con voi: è proprio un peccato che l’Hotel Cortázar sia stato demolito.