Vai al contenuto

Perché scrivere per ragazzi

    Immagine Essential Grid

    Chi scrive per ragazzi e ragazze è afflitto da una maledizione.
    (Nota dell’autore: da qui in poi verrà usato solo il maschile sovraesteso “ragazzi” per indicare anche le ragazze, i bambini, le bambine e tutte le persone che non si identificano in questo o in quel genere, al solo scopo di facilitare la lettura).

    Nonostante le vendite dei libri per ragazzi trainino quelle di tutto il settore, chi se ne occupa viene considerato come un buffo personaggio che crede nelle fate e non si è ancora rassegnato al fatto che i draghi non esistono. Non un professionista che fa del proprio meglio per svolgere un lavoro degnissimo: offrire ai ragazzi letture che, auspicabilmente, li convincano che leggere è bello così che, magari, continuino a farlo anche da adulti.
    Secondo il Sole 24 ore, l’anno scorso la spesa degli italiani in libri per bambini e ragazzi è stata di 276,8 milioni di euro.1
    Il contesto economico non è favorevole, i dati dell’abbandono scolastico mettono i brividi eppure, secondo Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione italiana editori (Aie), “i giovani lettori stanno attualmente dando impulso all’industria libraria (…) sull’onda delle segnalazioni sui social, del passaparola tra coetanei, del BookTok2“.
    Ciò nonostante ogni volta che qualcuno mi chiede che cosa faccio per vivere, quando rispondo che scrivo romanzi per ragazzi ricevo in cambio un sopracciglio alzato e la domanda flautata: “Ma perché non scrivi per adulti?”
    Ormai la pubblicazione del mio primo romanzo è datata 1999, e da allora non ho mai smesso di dovermi confrontare con la perplessità del mio “pubblico” adulto di non addetti ai lavori.

    La domanda si è presentata con infinite variazioni sul tema, che vanno da “Ma quando scriverai un romanzo che piaccia anche a me?” a “Ma quando scriverai un libro vero” come se finora avessi usurpato il termine romanzo per librini o storielle o favolette (lista non esaustiva; sentitevi liberi di scegliete il termine più urticante).
    L’unica – parziale – consolazione è che la maledizione colpisce anche autori più famosi o bravi di me, come Katherine Rundell e Mac Barnett, che al proposito hanno scritto due bei libri che consiglio, rispettivamente intitolati Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio e La porta segreta. Lo scrivo pur sapendo che verranno presi in considerazione solo da chi è già convinto che leggere (e scrivere) libri per ragazzi abbia senso e non dal resto del mondo. La nostra religione non fa proseliti e questa è la prima cosa che chi ha in mente di scrivere libri per ragazzi dovrebbe sapere.
    Siamo una specie di setta che vive nelle sue redazioni un po’ appartate e, curiosamente, spesso più accoglienti delle altre. Per anni siamo stati benissimo così. Si pubblicavano libri belli e meno belli (come nell’editoria per adulti), brutti e meno brutti (idem) ma nessuno si interessava davvero a noi. Nessun giornale pubblicava i dati di affluenza della Fiera del libro per ragazzi di Bologna (1.577 espositori provenienti da 90 Paesi, nel 2025)3. Ma a noi non importava: bastavamo a noi stessi. 
    Poi è arrivata J.K.Rowling, che ai tempi del suo esordio si chiamava ancora Joanne, e la musica è cambiata. Harry Potter sta all’editoria per ragazzi come il telaio a vapore sta alla rivoluzione industriale. C’è un prima e un dopo. Di colpo, i capi dei grandi gruppi editoriali hanno girato lo sguardo su di noi, un po’ come l’occhio di Sauron. 

    Ma torniamo alla nostra maledizione, espressa nella domanda: ma perché scrivi per ragazzi?
    Naturalmente si può replicare come Mac Barnett, ovvero se la stessa domanda gli sarebbe stata fatta se lui fosse stato un pediatra o a uno psicologo dell’età evolutiva.
    Oppure come la Rundell, citando W.H. Auden: “Ci sono buoni libri riservati solo agli adulti, perché per la loro comprensione richiedono esperienze di vita adulta, ma non ci sono buoni libri riservati solo ai bambini”.4
    Io però sono un po’ maligna e invariabilmente rispondo così: “Perché è mio piacere”.
    A quel punto i curiosi capiscono che si tratta di una citazione, ma non sanno a chi attribuirla, perciò si limitano a sorridermi non più con condiscendenza ma con il sospetto che, forse, non leggo solo libri per ragazzi e che, forse, non sono solo una signora che fa un lavoro “carino”. In effetti si tratta di una citazione da un autore, per me un maestro assoluto, colpevole d’aver scelto una forma d’arte a lungo reputata minore. Scopriremo di chi si tratta alla fine di questo pezzo.
    Per onestà intellettuale confesserò anche che il novero dei disprezzatori della letteratura per ragazzi è purtroppo ampio e non si limita ai vicini di posto a cena.
    Il più celebre è forse Martin Amis, il quale durante un’intervista disse: “Le persone mi chiedono se ho mai pensato di scrivere un libro per ragazzi. E io rispondo: se avessi un grave danno cerebrale, forse sì, potrei anche scrivere un libro per ragazzi”5.
    David Grossman però l’ha fatto. Questa però non è una gara a chi è più bravo, di mente aperta o garbato, giusto?
    Ma anche il mio molto amato Giuseppe Pontiggia, al quale devo quasi tutto ciò che so a proposito di come scrivere un romanzo, disse a proposito di Salgari e delle sue chiose psicologiche nei dialoghi che “per i ragazzi vanno bene, e in generale vanno bene per lettori non esigenti e che vogliano soprattutto che le cose vengano dette, ridette, spiegate6“.
    Ora, non per contraddire uno scrittore e un erudito per il quale nutro una stima sconfinata, ma io non penso che i ragazzi siano lettori poco esigenti. Sono lettori ma, prima di tutto, sono persone. Nei miei quasi trent’anni di frequentazione del settore, ho conosciuto lettori esigenti e non, superficiali e non. E a conferma aggiungo anche che l’unico lettore che ha trovato un’imperfezione nella trama del mio primo romanzo è stato un ragazzino di nove anni. Non l’avevo notato io, non la mia editor e nemmeno quella che io ritengo una delle personalità più rilevanti della letteratura per ragazzi italiana, Donatella Ziliotto. Per dire.

    Scrivere per ragazzi cambia rispetto allo scrivere per adulti perché cambia l’età dei lettori, non la loro caratura umana. Chi pensa che scrivere per ragazzi valga meno rispetto allo scrivere per adulti, forse ha scarsa considerazione per i ragazzi in quanto tali. 
    Io, invece, così come molti dei miei colleghi, stimo i miei lettori. Faccio il possibile per dargli “roba buona”, belle storie, scritte bene. Allo stesso tempo non giudico chi invece preferisce quella che un po’ sbrigativamente viene definita “spazzatura”, perché solo nella varietà si può formare il gusto e perché malignamente sfido gli adulti in questione a dimostrare di non aver mai letto con piacere un romanzo-spazzatura per adulti. 
    Nessuno, fra i colleghi con cui ho avuto il piacere di affrontare la questione, si trattiene quando si tratta di lessico, o di temi trattati e non importa quanto siano spinosi. Negli anni ho letto romanzi per ragazzi che affrontano violenza, abuso, malvagità, fatica di vivere. Così come amore, generosità, senso di giustizia. Scritti in modo che un ragazzo possa ritrovarsi. Per farlo, effettivamente, forse è necessario non aver perso il legame con ciò che si è stati, nel bene e nel male. E, anche se a volte si prova vergogna per essere stati bambini cattivi o adolescenti impossibili, si attinge senza riserve a quelle emozioni per raccontare una storia che abbia un senso per chi la legge e per chi la scrive.  
    La maggior parte di noi sa che non ci si arricchisce, che non verremo mai riconosciuti fuori dal nostro ridotto come scrittori tout court. La maggior parte di noi non si fa guidare dal mercato, ma solo dalla propria ispirazione. La maggior parte di noi sceglie autonomamente se scrivere storie edificanti o appassionanti, proprio come farebbe – suppongo – un qualsiasi altro autore. La maggior parte di noi è orgogliosa di ciò che fa e che fa con tutta la responsabilità dovuta da un adulto che si rivolge a dei minorenni.
    Non so se la maggior parte di noi abbia una stella polare. La mia è questa poesia di Bertolt Brecht.

    Quello che in te era altura, 
    l’hanno spianato
    e la tua valle 
    l’hanno interrata.
    Sopra di te 
    passa una comoda strada.

    È un privilegio poter scrivere per chi non è ancora in quella fase della vita. Aggiungo anche che, spesso e volentieri, è pure un sollievo.
    Ecco perché scrivere per ragazzi.

    E siccome sono maligna, ma non malvagia, come promesso rivelo da dove proviene la citazione.
    Hugo Pratt, Corto Maltese, Nel nome di Allah misericordioso e compassionevole.

    1. https://www.ilsole24ore.com/art/bologna-children-s-book-fair-74percento-bambini-e-ragazzi-0-e-14-anni-non-legge-piu-sei-libri-anno-AGobLZsD ↩︎
    2. https://www.giornaledellalibreria.it/news-mercato-e-uscito-il-rapporto-sullo-stato-delleditoria-in-italia-2024-pubblicato-da-aie-6266.html ↩︎
    3. Fonte: Internazionale ↩︎
    4. K. RUNDELL, Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio (Rizzoli 2020) ↩︎
    5. K. RUNDELL, Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio (Rizzoli 2020) ↩︎
    6. G. PONTIGGIA, Dentro la sera. Conversazioni sullo scrivere (Belleville Editore 2016) ↩︎
    Cristina Brambilla

    È nata a Sesto San Giovanni. Ha lavorato come copywriter e come consulente editoriale, occupandosi anche di traduzioni. Dirige la collana di prime letture Superbaba, di Babalibri. Ha scritto prodotti editoriali per internet, progetti televisivi e romanzi per ragazzi pubblicati da Salani, Mondadori, Giunti, Il Battello a Vapore, Rizzoli, Pelledoca, Terre di Mezzo. Per Salani è autrice di Spettri in palio (2002) e I custodi degli scacchi neri (2005). Per Mondadori ha pubblicato Il drago in discarica  (2005), La chiave dell'alchimista (2007), I sette demoni di Venezia (2009), Al primo sangue (2008) e L'estate in cui caddero le stelle (2013). Per Piemme sono usciti Lupi nella notte (2015) e  Cinque storie per non dormire (2017). Per Rizzoli Ragazzi dell'estate  (2019). Per Pelledoca Fiori mortali (2022) I ragazzi della Fossa (2024) Per Terre di Mezzo la nuova edizione di Odore di Brodo (2024). Vive e lavora a Milano.