S[one_third]
[/one_third]
[two_fifth]
Roberto Bolaño
>> Il gaucho insopportabile
Adelphi
di Lorenzo Lis Innocenti
[/two_fifth]
[four_fifth]
Roberto Bolaño morì nell’ospedale Valle de Hebrón di Barcellona il 15 luglio del 2003, stroncato da un’insufficienza epatica. Poche settimane prima, con la morte alle calcagna, raggiunse Jorge Herralde, fondatore di Anagrama, storica casa editrice spagnola di natura fortemente “controculturale” fondata durante il periodo franchista, per consegnargli il manoscritto di quella che sarà la sua prima opera pubblicata postuma: “Il gaucho insopportabile”, recentemente ripubblicato da Adelphi nella traduzione di una delle più brillanti traduttrici italiane, Ilide Carmignani. La raccolta è ibrida ed evidentemente eterogenea: cinque racconti, che provocano un effetto straniante, tanta è la diversità e lo scarto fra l’uno e l’altro. Si va dalla forma semi-diaristica, alla rimembranza, al racconto in versetti di stampo biblico. In chiusura, due conferenze: Letteratura+malattia=malattia e I miti di Cthulhu. I reietti, il morbo, la poesia, il precariato esistenziale, la violenza cieca e tutti i temi cari all’autore cileno trovano spazio nei testi di questa raccolta. Il profilo dell’autore rimane netto anche nella disposizione a rifuggire il maledettismo senza per questo, come osservava Vargas Llosa, rinunciare ad un incontro critico con il Male. Le tinte della narrazione sono accese ed espressionistiche: “Disperati ne ho visti molti. Tristi, come Jim, nessuno. Che cos’è la poesia, Jim?, gli domandavano i bambini mendicanti a Città del Messico. Jim li ascoltava guardando le nuvole e poi si metteva a vomitare. Lessico, eloquenza, ricerca della verità. Epifania. Come quando ti appare la Madonna.”. E durante la lettura rimane, come sempre in Bolaño, qualcosa di imprendibile dall’intelletto.
[/four_fifth]