“Ines” di Francesca Chiara Guglielmino è il racconto vincitore della borsa di studio per il laboratorio online Ritratto di famiglia con Giulia Caminito, in programma dal 13 ottobre.
Il racconto descrive il ricongiungimento tra una madre e una figlia durante un programma televisivo. Grazie a questo espediente l’autrice imbastisce un racconto ricco di trama e di pathos nel breve spazio di 3.000 battute, schivando il rischio del patetismo: la premessa melodrammatica si trasforma in occasione di riflessione sul rapporto tra spettacolarizzazione delle emozioni (la presentatrice, il pubblico, il pannello che si solleva) e verità del sentimento (la madre che ripone la foto della figlia senza guardarla, perché «le bastava chiudere gli occhi per vedere il volto di Ines»).
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Ines
Alla signora seduta accanto a lei in aereo Valeria disse che andava dalla sua bambina. Anche io vado da mia filia, disse l’altra e le raccontò che faceva la badante e che la segnora di cui si occupava negli ultimi anni era morta. Era la prima volta che prendeva l’aereo, di solito andava a Bucarest in autobus. Fece un bizzarro numero tre con le dita, senza utilizzare il pollice. Tre giorni ci volevano, disse. Andava a conoscere la nipotina. Aveva già quattro anni e non l’aveva mai vista neppure in foto. Valeria allora tirò fuori dal portafogli una foto sgualcita e gliela mostrò. Nipote?, chiese la signora. No, figlia, disse. Da piccola, aggiunse. La ripose senza guardarla, le bastava chiudere gli occhi per vedere il volto di Ines.
All’arrivo una giornalista e un cameraman le vennero incontro. Come si sente?, le chiese la giornalista. Frastornata, rispose Valeria, come in un sogno. E invece è tutto vero, controbatté l’altra con la voce rotta, scusandosi con i telespettatori per l’emozione. In tutti questi anni Ines è diventata la figlia degli italiani, aggiunse.
Al teatro delle Vittorie, come ridestandosi da un lieve sopore, Valeria si voltò di scatto verso una bambina che scendeva da un’auto. Tutto bene?, le chiese il cameraman. Annuì e si asciugò le perle di sudore sul naso. Per un attimo ho pensato che potesse essere lei, sorrise.
In diretta fu accolta da un caloroso applauso. Sullo schermo cominciarono a scorrere le immagini di Ines a quattro anni, mentre la presentatrice ripercorreva la vicenda del rapimento, le indagini, le segnalazioni ricevute, le speranze tradite. Dopo vent’anni l’incubo finisce, Ines è stata trovata e stasera è qui con noi, concluse con artefatta commozione. Intanto dietro un pannello si profilarono tacite tre ombre. Cosa prova se le dico che una di quelle tre sagome è di Ines?, le chiese. Valeria scrutò da capo a piedi quelle figure slanciate, sbigottita. Una palpebra prese a pulsarle e sperò che un primo piano troppo ravvicinato non rivelasse quel tremolio. Sono confusa, scusate, biascicò. Come s’immagina sua figlia oggi?, incalzò la presentatrice e sullo schermo apparve la ricostruzione del volto di Ines fatta dal Ris, con i lineamenti induriti, spogli della rotondità puerile. Valeria chiuse gli occhi e vide la sua bambina. Me la immagino così, disse.
Quando il pannello si sollevò e le tre ragazze le si palesarono, la presentatrice le chiese quale delle tre, secondo lei, fosse sua figlia. Si lasci guidare dal suo istinto materno, le suggerì. Valeria sollevò le spalle. Sullo schermo apparvero allora tre carte rotanti, poi uno stacco musicale mise in risalto uno dei tre volti. L’applauso del pubblico le giunse come un trambusto ovattato. Eto ya, mama. Sono io, mamma. La voce dell’interprete inondò lo studio. Ines ha passato la sua vita in Russia e non parla italiano, chiarì la presentatrice. Valeria la guardò, stralunata. Poi chiuse gli occhi e parve acquietarsi. S’inginocchiò, aprì le braccia e sussurrò veni cca’ nica mia.