Francesco Targhetta, scrittore e poeta italiano, dall’8 al 29 ottobre sarà il “Poeta che legge” su TYPEE: ogni appuntamento video, della durata di cinque minuti, sarà dedicato alla lettura e al commento di tre poesie, sulle quali Targhetta offrirà consigli, suggerimenti, spunti e approfondimenti di lettura.
I capitoli precedenti sono qui.
Capitolo 3
Cammina la vecchia
sul bagnasciuga
breve
della piccola baia
con passi leggeri
indifferenti
al biancheggiare scontroso
della risacca.
Le mani intrecciate
stringono ricordi
e affanni di ieri.
Solleva il vestito
per un attimo
al rinforzarsi dell’onda
e poi ancora
un susseguirsi preciso
di passi
come in un gioco antico
di bambina.
“Σήμερα ο ήλιος λάμπει”*
mormora il vecchio
scavando con il respiro
nella memoria
del suo remoto andare
tempo di certezze
allora
e di tratti essenziali
come i disegni di una volta
quando gli astri
offrivano agli occhi
solo
spalancati sorrisi
di bambino.
* “Oggi il sole splende”
Seminare è senz’altro
materia di fede.
Il mio bene prezioso
ho lanciato lontano,
tra zolle di bronzo,
con gesto che apparve
magnanimo
e vano.
Disperso, gettato.
Non calcolo umano,
né spreco insensato,
soltanto una spinta
amorosa.
Ogni volta sperai che tornasse,
più grande, più forte, più puro:
luce nel buio profondo,
pane per folla mai sazia,
figlio disperso nel mondo,
vita donata
per grazia.
Bianco per interni, di Davide Marchese
Io so, per esperienza
che la muffa la combatti
però non la debelli
con un colpo di vernice.
E che gli strofinacci
nella candeggina
intrisi e strofinati
eran canovacci
che nessuna poesia
potrà mai ritinteggiare.
Fioriranno le striature
blu e nere del corsivo
come dalla tua palude
il riflesso di quel viso
di cui più non ricordi
il nome, eppur lo senti
sulla punta della lingua
mordere le unghie
lunghe a sfibrarsi
rosse, nella latta
del troppo diluito
smalto traspirante…
Passeranno i pomeriggi,
i tinteggi osserveranno
gli svogliati tentativi
della più costosa
pennellessa mai domata
(ché condotta da un esperto
solo di atti provvisori)
e ti sembrerà di stare
come in una primavera
in cui tutto può cambiare
ritornando a quello ch’era.
Ma io non sono certo
un capace imbianchino
a correggere il verso
già nel serbo del destino.
L’unica conquista
che tento è di osservare
fuori quel randagio
dar lo sfratto ad una pulce
da dietro un suo orecchio
nero, come questo
mio bianco muro.