Michele Foschini è co-fondatore e direttore editoriale di BAO Publishing, casa editrice nata nel 2009, che oggi pubblica circa sessanta titoli a fumetto all’anno a opera dei maggiori autori italiani contemporanei.
Dal 21 gennaio, su Belleville, Michele sarà il docente de Il fumetto è scrittura, un corso per aspiranti editor, autori, sceneggiatori, redattori e supereroi.
> Abbiamo fatto a Michele tre domande per comprendere cosa significa “pensare a fumetti”.
Quali caratteristiche rendono una storia particolarmente adatta a essere raccontata a fumetti?
Il Fumetto è un medium narrativo che si basa sull’interdipendenza tra un aspetto verbale e uno visuale. Qualunque storia è raccontabile a fumetti, ma le migliori sono quelle in cui parole e immagini si dividono abbastanza equamente l’onere di raccontare la trama, la psicologia dei personaggi e le atmosfere. Imparare a scegliere lo strumento giusto è un esercizio fondamentale per il fumettista, ma che più in generale aiuta i narratori a trovare sintesi e a fare chiarezza all’interno del loro progetto di storia.
A differenza della letteratura in senso stretto, il fumetto si confronta con una serie di limitazioni di ordine grafico. Come si trasformano queste limitazioni in una risorsa narrativa?
Giocandoci. Il Fumetto è acutamente consapevole di se stesso, diversamente da certa letteratura in prosa, che può permettersi di essere meravigliosamente “incosciente” nel modo di offrire la propria narrazione a chi ne fruisce. Nel Fumetto le parole non spiegano e le immagini non dicono, ma la loro giustapposizione libera l’autore dal pesante fardello delle lunghe descrizioni e, soprattutto, degli odiosi “spiegoni”. Il solo limite del Fumetto è la frammentazione delle informazioni offerte al fruitore. Per questo è importante imparare a dare fluidità al racconto, perché sia frammentato, ma non frammentario.
Nel corso del seminario parlerai di uno degli ingredienti essenziali del fumetto: «il valore fragoroso del silenzio». Che cosa intendi?
Il Fumetto è un costante gioco dei non detti: le azioni avvengono nello spazio bianco tra due vignette, che rappresenta la mente del lettore, perché è lì che si completa il flusso delle azioni che avvengono “fuori scena”. Allo stesso modo, le emozioni spesso si trasmettono senza ricorrere alle parole, lasciando che i personaggi recitino per restituirci ciò che provano. Questo crea un rapporto empatico fortissimo con il lettore che, quando si lascia coinvolgere dalla storia, “vive” le emozioni insieme ai personaggi, invece di sentirsele raccontare e doverle ricostruire dentro di sé. È un potere narrativo immenso, che premia l’onestà di chi racconta, perché essa si trasmette con assoluta purezza a chi legge.
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