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I commenti di Stefano Raimondi alle poesie di Typee

    Il poeta che legge, Raimondi

    Nel corso del 2020, su TYPEE sono state scritte circa 4.000 poesie. Si possono leggere componimenti di ogni genere: classici e sperimentali, odi funebri e amorose, haiku, versi in dialetto o in inglese, che incontrano la musica trap o tornano alla lirica sacra del Medioevo.

    Per portare ordine tra le nuove tendenze, scovare le voci più promettenti della community e interrogarsi, in fondo, su cosa sia ciò che chiamiamo poesia, TYPEE inaugura Il poeta che legge.

    Dal 16 novembre al 18 dicembre, il poeta e critico letterario Stefano Raimondi leggerà e commenterà i testi poetici di TYPEE, offrendo spunti di riflessione e suggestioni per continuare a scrivere.

    I commenti de Il poeta che legge

    Tre decasillabi iniziali, un quarto a inizio della seconda strofa conducono ritmicamente questa poesia che traccia un percorso di riflessione esistenziale tratta dall’esempio della natura vegetale. Un procedere che va per analogia; un andare che accade per confronto e stupore. Qui la poesia compare proprio in questo tentativo, del tutto umano, di ricercare la possibilità di un’apertura anche dentro situazioni che si sono allontanate dal principio speranza che ci governa dall’inizio dei tempi. Un testo che ha una carica politica proprio perché… [continua a leggere su TYPEE.it]

    Ottima struttura e particolare è il modo con il quale il testo conduce il lettore nelle modalità pratiche di una riflessione, quasi fossero passi di un insegnamento. La poesia non è mai didascalica e questo testo rapisce ed equilibra, proprio a partire dal suo spiazzamento scritturale. L’inizio è perentorio e non ci si aspetta che il proseguo sia davvero… [continua a leggere su TYPEE.it]

    Le parole per dirsi e per raccontarsi fuoriescono dalle nostre penne, dai nostri tasti come fiumi in piena, lasciandoci l’impressione che tutte siano esatte, che per il fatto che ci riguardano, siano tutte opportune. Ma in poesia le parole debbono essere non solo scelte, ma trascelte dal poeta per essere autentiche e forti, per essere portatrici di una memorabilità degna della scrittura. Ogni scrittura è una traccia di sé che ci perdura e ci continua e nulla deve essere gettato nel caos furibondo di una confessionalità priva di controllo, di rigore. La poesia è un “fare” della lingua e del linguaggio e non è… [continua a leggere su TYPEE.it]

    nadelwrites, ci racconti un tuo pensiero! Ci conduci dentro una riflessione che ha tutte le tue vie, le tue alture e le tue catacombe. Ci poni di fronte a un tuo stato emotivo e ce ne offri le immagini, i set, lasciandoci delle inquadrature che non hanno possibilità di andare oltre a tutto quello che hai deciso di raccontarci, di dirci. Ma la poesia non è un genere che impone, piuttosto che “espone” ed esporsi significa farsi carico di tutta una serie di responsabilità e di conseguenze che spesso… [continua a leggere su TYPEE.it]

    In una poesia c’è sempre spazio per i sentimenti, per le emozioni, per i fiati rotti dal tempo e in questo spazio la parola crea luoghi e paesaggi per chi ha visto e per chi non ha potuto incontrarli mai. Ma in una poesia c’è anche la forma dello spazio, c’è anche la misura dei luoghi e in ogni emozione e in ogni sentimento ci sono anche le tonalità dei loro colori che se, troppo accesi, rischiano di abbagliare e confondere, invece che persuadere e coinvolgere. Ogni testo poetico ha una sua misura da rispettare e da governare se vogliamo che… [continua a leggere su TYPEE.it]

    Questo testo si fa leggere in un’immediatezza veloce. I versi che iniziano tutti con una maiuscola, le parole che singolarmente cadono da una riga all’atra, stabilendosi in un isolato silenzio, circondato dal bianco del foglio, diventano degli accenni di poesia. Ma una poesia, come spesso si dice, non è un andare a capo ripetuto del testo e non è una semplice e casuale spezzatura del ritmo. Una poesia si tiene proprio mediante le sue tensioni, le sue interruzioni intessute… [continua a leggere su TYPEE.it]

    Il potere delle storie è che si possono sempre raccontare daccapo, ripartendo da qualsiasi tempo, ambientandole in qualsiasi luogo. Le parole hanno questo potere: portano. Questo testo che si sloga e si frattura nella partitura in poesia, potrebbe essere scritto percorrendo tutto lo spazio della pagina, ma in certi punti va accapo, cambia riga, diventa un inizio che perdura il tempo di un’immagine, di una voce, di una sensazione e qui diventa un verso, una possibilità. La storia narrata in questa poesia prende molto più spazio che la sua forma. Ha il potere di una fola e… [continua a leggere su TYPEE.it]

    In poesia ogni parola porta in sé una storia di storie da dire, da raccontare, lasciando, tra il bianco sparso dei versi, quell’interrogazione possibile e impossibile del senso. In ogni poesia il ritmo accade dalle parole e non da altro. Un ritmo che incomincia a espandersi in quello spazio minimale utile al capire, che servirà poi per comprendere ciò che il poeta vuole far intendere, vuole donare. Qui le parole sono evidenziate dalla loro postura, posta nella rilevanza della singolarità. Ci sono versi fatti da una parola sola, proprio per… [continua a leggere su TYPEE.it]

    • Muri, di luigi napolitano

    La poesia è un girato degli occhi! Essa dice il posto e il luogo dove la possibilità di sentirsi a casa si espone in quella possibilità di dirsi nel mondo. E sono i muri (i “muri ginocchi”) a rappresentare una narrazione di memoria che si esplicita in un filmato fatto di parole, che riporta nella frequentazione di un passato, che preme da ogni parte. La distopia del tempo accade per epifanie, per immagini che riconducono ad un mondo perduto/infantile, dove le cose si mischiano con i profumi e il presente è una sottrazione del tempo vissuto. Siamo qui all’interno di un dettato… [continua a leggere su TYPEE.it]

    La poesia dice anche là dove sottace, anche là dove sembra dire altro ed è per questo che il suo spazio di esposizione è sempre così prezioso. Il luogo della parola accade sempre come una sorpresa e il testo si carica di senso proprio nel punto dove sembra lasciar “passare” indenni. Questa poesia, come vedete, ci racconta un luogo, una piazza, una città e diventa immediatamente il pre-testo di una narrazione, che ci conduce dove non immaginavamo di essere: nella sorpresa dell’incanto. Piazza Piola, una piazza milanese: la piazza di Città Studi; l’orizzonte del Politecnico dove un mondo intero transita tra progetti e lontananze. Una rotonda che fa girare… [continua a leggere su TYPEE.it]

    La poesia non è mai descrizione, né semplice elencazione di cose, di oggetti e situazioni che si pongono in evidenza soltanto da un semplice guardare. La poesia non guarda, ma vede! Le cose che hanno sempre una loro storia e una loro narrazione, dipendono, ogni volta, da chi le racconta, affidando al loro “testimone oculare”, il destino e la loro vitalità. Esse ci sopravvivono diventando simboli di un passato che perdura o semplici artefatti, per riproporre una vicenda che… [continua a leggere su TYPEE.it]

    La figura del poeta è sempre un insieme di tentativi e di azzardi umani e disumani che si caricano di tutto ciò che un retroterra letterario romantico ha assemblato nella nostra memoria letteraria e non solo. Ma chi è il poeta? Un “Albatros”? Già Baudelaire ci ha regalato versi magnifici per farci intendere ciò che accade a chi tenta di essere sé stesso proprio attraverso le parole, evidenziando il pericolo che il mondo gli frappone tra la terra e il suo cielo. Il ridicolo e il goffo sono pesantezze che il poeta soffre tra le gravità del suolo ma nel cielo, immediatamente, lo spazio si fa degno… [continua a leggere su TYPEE.it]

    L’elemento autobiografico in poesia è un dispositivo che potrebbe ingannare. Parlare di sé e in prima persona porta il lettore, immediatamente, a identificare il personaggio con l’autore, togliendo al primo il carattere immaginativo e dando al secondo un destino che sembra immodificabile. Ma la poesia ha molte scappatoie per potersi far carico di se stessa e gettarsi nell’apertura dello spazio possibile e vario. Qui ad esempio l’ironia dell’autore tiene in piedi tutta l’architettura del componimento, giocando con i differenti registri. Il testo riesce, proprio tramite questo… [continua a leggere su TYPEE.it]

    La potenza della poesia sta proprio nell’arte del levare, del togliere, dell’assottigliare. Ogni elemento – anche grafico – che compare in una partitura poetica, è sempre motivato da una precisa scelta del poeta. Nulla accade per caso in poesia e neppure lo spazio bianco. Anzi! È proprio quello a determinarne la densità, a darle/concederle significanza e tensione, oltre che ritmo e respiro. Nella nostra storia della letteratura già Giuseppe Ungaretti dimostrò come due singoli… [continua a leggere su TYPEE.it]

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    Stefano Raimondi

    (Milano, 1964) Poeta e critico letterario, è laureato in Filosofia (Università degli Studi di Milano). Sue poesie sono apparse in Almanacco dello Specchio (Mondadori 2006) e su Nuovi Argomenti (2000; 2004). Ha pubblicato Invernale (Lietocolle 1999); Una lettura d’anni, in Poesia Contemporanea. Settimo quaderno italiano (Marcos y Marcos 2001); La città dell’orto (Casagrande 2002, Premio Sertoli Salis 2002); Il mare dietro l’autostrada (Lietocolle 2005); Interni con finestre (La Vita Felice 2009); Per restare fedeli (Transeuropa 2013, Premio Marazza 2013); Soltanto vive. 59 Monologhi (Mimesis 2016, Premio Nazionale Franco Enriquez 2017); Il cane di Giacometti (Marcos y Marcos 2017, Premio Città di Trento 2018 e Premio “Il Ceppo – Pistoia” 2018), Il sogno di Giuseppe (Amos 2019, Finalista Premio Città di Como 2019 e Città di Fiumicino 2019). È inoltre autore di saggi come La ‘Frontiera’ di Vittorio Sereni. Una vicenda poetica (1935-1941) (Unicopli 2000), Il male del reticolato. Lo sguardo estremo nella poesia di Vittorio Sereni e René Char (CUEM 2007), Portatori di silenzio (Mimesis 2012), e curatore dei seguenti volumi: Poesia @ Luoghi Esposizioni Connessioni (CUEM 2002) e, con Gabriele Scaramuzza, La parola in udienza. Paul Celan e George Steiner (CUEM 2008). È tra i fondatori della rivista di filosofia Materiali di estetica e fondatore e membro del Comitato scientifico “L’ABB – Luoghi abbandonati, luoghi ritrovati. Laboratorio Permanente sui territori e le comunità” dell’Università degli Studi di Milano. Tiene corsi di scrittura poetica e filosofia della scrittura in diverse università, associazioni culturali e strutture scolastiche. Curatore del ciclo d’incontri “Parole Urbane”, svolge inoltre attività di editor e attività di docenza presso la Libera Università dell’Autobiografia e la Scuola Belleville. È tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio e membro del consiglio scientifico del Centro Studi e Ricerche sulle Letterature Autobiografiche della LUA di Anghiari.