Mix tape: si chiamavano così le musicassette che gli amici si scambiavano negli anni Ottanta, mixando artisti e brani secondo il gusto e l’umore. Nelle “Mix tape” di Belleville un ospite ogni volta diverso consiglia i libri, le riviste, i podcast, i dischi, i film che più lo hanno appassionato e ispirato. Un modo semplice ma bello per mescolare le curiosità, condividere le passioni.
Questa settimana tocca a Piero Negri Scaglione, scrittore e giornalista, che al nostro invito ha risposto così:
Memoir: Eclissica di Vinicio Capossela (Feltrinelli, 2021).
Fluviale, magmatico, cosmogonico, il memoir di Vinicio Capossela accetta tutte le sfide, mettendo in relazione la vita del suo autore, la sua musica, la Storia e appunto il cosmo in un unico racconto che salta continuamente di piano in piano. Come dice lui, «il massimo risultato con il massimo sforzo»: lo sto leggendo a dosi piuttosto piccole, saltando qua e là, e ogni volta è un’immersione nel mondo di un narratore che ha saputo ritagliarsi uno spazio tutto suo. Non adatto agli amanti dei minimalismi, anche perché sono 600 pagine o giù di lì.
Film 1: È stata la mano di Dio scritto e diretto da Paolo Sorrentino (2021).
Amo questo film specialmente per due ragioni: la presenza fantasmatica di C’era una volta in America, a sua volta un film di fantasmi, e la rappresentazione di noi ragazzi degli anni ’80, arruffati, imprecisi, sempre con il walkman, quasi sempre spento (io ne avevo uno che divorava le batterie, e per questo ero obbligato a centellinare gli ascolti). Con questo film Sorrentino si reinventa e molla i tratti più evidenti e alla lunga fastidiosi del suo cinema precedente. L’ho visto su Netflix nel giorno dell’uscita e da allora sta scavando un tunnel che forse sbuca a mare come la piscina di Bacoli nel pre-finale del film.
Serie Tv: Reservation Dogs di Taika Waititi e Sterlin Harjo (2021).
Ho l’impressione che il nome di Taika Waititi serva più da gancio che altro. Per me è stato così, la sua posizione di ala estrema del mainstream hollywoodiano (la serie è su Disney+) gli consente di produrre sempre qualcosa di interessante, per esempio Jojo Rabbit, di cui è stato regista, sceneggiatore e interprete. Il primo episodio comincia con gli Stooges in sottofondo e da quel primo minuto non mi sono più staccato. Il titolo allude a Reservoir Dogs, i protagonisti ricordano i ragazzini di Stand by Me, solo che – appunto – siamo in una riserva di nativi americani e i quattro rubano camion mentre sognano di andarsene in California. Un romanzo di formazione divertente e un po’ tragico, assurdo come è la situazione dei popoli nativi, stranieri nella terra dei loro antenati. Scritto benissimo e girato pure meglio, Reservation Dogs è realizzato da cast e troupe quasi interamente formati da nativi.
Non fiction: Milano fine Novecento di Alberto Saibene (Edizioni Casagrande, 2021).
L’autore è un amico, del libro sentivo parlare da tempo, eppure leggerlo è stato per me sorprendente: è il primo tentativo di fare una storia di un mondo finito da poco, la Milano intellettuale della seconda metà del Novecento, alla quale tutti noi dobbiamo moltissimo, forse tutto. Si parla di Umberto Eco, Pirelli, Camilla Cederna, Rosellina Archinto, Giovanni Gandini, Oreste Del Buono, Franco e Guido Crepax, Beppe Viola e l’elenco potrebbe andare avanti a lungo. Radical chic? «Noi eravamo chic e basta», gli risponde Aldo Bassetti. Tra i meriti di questo libro (con le fotografie di Carla Cerati) c’è quello di raccontare gli incroci, a volte magici, a volte pericolosi, tra borghesia intellettuale e imprenditoriale, senza moralismi né ideologie semplificatorie.
Film 2: Freaks Out regia di Gabriele Mainetti (2021).
È l’unico film che ho visto al cinema ultimamente, ed è giusto così, perché si tratta di un esercizio di stile, teso a dimostrare che anche in Italia è possibile fare cinema spettacolare utilizzando immaginario e Storia. Più grande è lo schermo, meglio è. Il film è tutt’altro che perfetto, però esprime una voglia di pensare in grande che è merce rara dalle nostre parti.
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