Mix tape: si chiamavano così le musicassette che gli amici si scambiavano negli anni Ottanta, mixando artisti e brani secondo il gusto e l’umore. Nelle “Mix tape” di Belleville un ospite ogni volta diverso consiglia i libri, le riviste, i podcast, i dischi, i film che più lo hanno appassionato e ispirato.
Questa settimana tocca allo scrittore Gaetano Cappelli che al nostro invito ha risposto così:
L’album
Uno solo? Comunque dai, lo start è Sowiesoso dei Cluster. Mai sentiti? Bessì, non sono proprio celeberrimi. Apparvero come una meteora dopo l’incontro con Brian Eno – By This River fu uno dei pezzi che più amai fin quando Nanni Moretti non lo usò nel suo teribbile La stanza del figlio –, ma hanno continuato a brillare nei cieli di noi connaisseurs che già li frequentavamo da prima. Certo, una volta era dura. Scovarli, dico. Trovare musica così fuori dagli schemi, insisto. Invece adesso che tempi meravillioussi!
Per dire, Sowiesoso lo stavo sentendo quando ho iniziato questa nota. Me lo ha proposto Spotify: va avanti da solo in base alle scelte precedenti. Ed è così che nelle lunghissime penneche, o la notte prima di dormire, sprofondo nelle mie piccole estasi domestiche. Tipo, clicco su A Rainbow in Curved Air, il disco con cui Terry Riley soffiò via coi suoi vortici di colore la cupezza dell’avant-garde, e Spoty va avanti su quell’onda. Così può capitare che riascolti In a Landscape di John Cage, uno dei lavori per piano – prima che si convertisse al più tedioso rumorismo –, le cui delicate nervature di sogno richiamano i raga del Nord India; o invece scopra d’emblée gli archi oceanici degli Stars Of the Lid, o i morbidi viluppi di suono dei Delia Derbyshire Appreciation Society (che prendono il nome dall’autrice della prima sigla elettronica della storia, per la serie di fantascienza Doctor Who) … e così, tanti tanti altri.
Roba troppo complicata? No, per niente, e comunque potreste in alternativa scegliere La luna enamorada di Kali Uchis e sempre, nella funzione radio, avere accesso al soul più sofisticato in giro; o, invece i Moon duo ed eccovi nel rock psichedelico d’aujourd’hui; se ne suona ancora ed è magnifico. Così per le waves incessanti di jazz, exotica, folk e “bifolk”: già perché se è vero che ci sono decine e decine di musicisti di gran talento che rimangono sconosciuti ce ne sono tantissimi altri – ahimé, la maggioranza –, che, quel destino, lo meritano ampiamente. Basta cancellarli dalle playlist (poverini)!
In ogni caso, visto che mai come oggi il mondo ci si mostra pieno di ogni infinita varietà di generi e ispirazioni, tanto più guarderemo chi parla di “omologazione” con la sufficienza che destiniamo ai poveri terrapiattisti.
Il romanzo
Be’, adesso penserete che vi consigli Kindle… e certo che lo faccio. Le venti trenta pagine di anteprima, che l’aggeggio vi fornisce, sono un aiuto insostituibile per scegliere tra le centinaia di novità che ogni mese l’editoria spadella (nei primi due di quest’anno sono usciti 190 romanzi; e si stampa veramente di tutto!) .
Ciò detto eccovi, amici di Belleville, il mio dono, o meglio quello di Humboldt; Il dono di Humboldt, intendo. Lo scrisse Saul Bellow nel suo stato di massima grazia. È la storia del giovane aspirante scrittore Charlie Citrine che parte, dal “suo fondo di provincia”, per conoscere il suo idolo: il grande istrionico poeta von Humboldt Fleisher, astro del firmamento letterario americano, che ne farà il suo pupillo e che, introducendolo nel mondo culturale newyorkese, lo avvia alla vita che sognava anche se poi… poi leggetevelo.
È un romanzo comico, tragico, sensuale, di deflagrante splendore, che vi farà ridere e piangere, scritto in uno stile unico, scoppiettante, con personaggi indimenticabili come la spudorata elegante Romana, lo spietato e irresistibilmente comico mafioso Rinaldo Cantabile. Insomma un capolavoro moderno (spianò la strada del Nobel a Bellow). Il libro che chi, come voi, voglia diventare scrittore non può non aver letto.
Serie tivvù
Mi accorgo d’essermi lasciato prender la mano. Così sarò ora… più breve. Due serie tivvù agli antipodi.
La prima è Chiami il mio agente!, una commedia assai divertente, che si ambienta nello scintillante milieu del cinema francese e ha per protagonisti i membri di un’agenzia di spettacolo alle prese, tra un party e l’altro, con le bizze, le malinconie, gli isterismi di attori narcisi e fascinose star. Molto ben scritte soprattutto le prime due stagioni. Casting superlativo, arricchito in ogni puntata da guest star planetarie.
La seconda è Shtisel, centrata su una famiglia di ebrei ultraortodossi di haredim (“timorati di Dio”), che vive nel quartiere Geula a Gerusalemme, secondo regole secolari in perenne conflitto con la contemporaneità. Da questo continuo scarto viene fuori una narrazione inaspettatamente appassionante e, ancor più inspiegabilmente, comica; se poi si considera la recitazione in yiddish, davvero un miracolo!
Film
Consigli random:
Barry Lyndon e Eyes Wide Shut
La grande bellezza, Youth – La giovinezza
Il potere del cane
Sconsigli:
Tre piani – ahahah
È stata la mano di Dio.
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