A cosa serve il western? È “solo” una faccenda di indiani e cowboy impastata di sangue e di polvere oppure ha qualcosa da dire a noi, lettori di oggi? In che modo gli sfondi, gli umori, le strutture del western possono aiutare chi scrive a dare forma a storie dal forte spessore morale e umano?
In previsione dell’incontro di sabato 16 novembre in Triennale, abbiamo fatto queste domande a Daniele Pasquini, che ci ha consigliato tre romanzi di frontiera imprescindibili.
Buona lettura!
“È davvero difficile consigliare solo tre opere, ma facendo uno sforzo enorme suggerisco tre titoli, indicando l’editore e l’anno di pubblicazione negli USA:
1) A. B. Guthrie, Il grande cielo (mattioli 1885) pubblicato nel 1947
2) Larry McMurtry, Lonesome Dove (Einaudi) pubblicato nel 1985
3) Cormac McCarthy, Meridiano di sangue pubblicato nel 1985
Perché questi tre:
Il grande cielo è un western (che apre un ciclo, meraviglioso, di questo grandissimo autore americano purtroppo poco noto) ambientato nell’epoca dell’inizio dell’espansione bianca a Ovest, tra cacciatori di pellicce, avventurieri, nativi. È quindi un romanzo di avventura e di viaggio, un lunghissimo vagabondaggio nella natura che può essere considerato, per certi versi, un grande romanzo on the road. Contiene tutti gli elementi a me cari del romanzo “di frontiera” (è una definizione che preferisco, spesso, alla definizione western): il rapporto dei personaggi con gli spazi, con l’altro, il senso di ricerca costante, una meditazione sulla natura umana. Ha anche il merito di presentare i nativi con tratti non stereotipati, aprendo riflessioni su come, in realtà, l’America non abbia mai elaborato del tutto il genocidio delle popolazioni indigene. Il secondo capitolo della serie, Il sentiero del West, è altrettanto irrinunciabile 🙂
Lonesome Dove è il capolavoro moderno, assoluto, della letteratura western. Un romanzo che si basa su premesse tutt’altro che esaltanti (spostare una mandria da un punto A ad un punto B, in cui i personaggi sono oltretutto privi di una motivazione forte…) eppure è a tutti gli effetti è un kolossal di portata epica, un romanzo di azione e allo stesso tempo un manuale di psicologia e di pietas, con personaggi indimenticabili (e con un ruolo non secondario delle figure femminili, cosa rara per il genere: caratteristica che il romanzo condivide con il seguito, Le strade di Laredo). David Foster Wallace lo inserì insieme a Carrie di Stephen King e Il grande nulla di James Ellroy in una lista di “dieci titoli da supermercato” indispensabili per affrontare il suo corso di prosa narrativa. Non posso che concordare…
Meridiano di sangue di McCarthy uscì lo stesso anno di Lonesome Dove, eppure non si potrebbero immaginare due romanzi afferenti in qualche modo allo stesso genere ma dagli esiti più diversi. Un’opera cupa, violenta, oscura e crepuscolare. Crepuscolare è un aggettivo che nel genere si può attribuire o al periodo storico di ambientazione – e quindi alla fase terminale della “conquista” dell’Ovest – ma che in questo caso si riferisce soprattutto al tono del romanzo: è quasi un anti-western, che si oppone all’ideale positivista del mito della civilizzazione, a un’idea di bene ineluttabile, all’idea del destino manifesto che dai primi dell’Ottocento accompagna l’identità degli Stati Uniti. Un tema eterno, spesso il vero cardine del western classico, è il rapporto tra il bene e il male, il senso della giustizia: Meridiano di sangue, con lo stile oracolare di McCarthy, è da considerarsi quindi una pietra tombale sul West (e, verrebbe da dire, sulla storia umana), un tramonto definitivo, l’olocausto del genere.
Vi sono tante altre opere meravigliose che rielaborano e attualizzano un genere spesso considerato solo cinematografico (da notare che i tre romanzi sopra, come mille altri, sono stati tutti trasformati in film e serie tv).
Faccio qualche altro nome, perché sono difficili da escludere da un ipotetico canone, includendo in primis le autrici che più raramente vengono citate: Dorothy M. Johnson, Willa Cather, Annie Proulx, Paulette Jiles… ma tra gli autori ci sono anche John Williams (l’autore di Stoner, ha scritto Butcher’s Crossing, sull’epoca della caccia al bisonte) Scott Momaday (primo nativo a vincere un Pulitzer), Oakley Hall (che il Pulitzer lo sfiorò…). Tra i più recenti, Micheal Punke, Samuel Barry, Lansdale… Mi fermo qua, altrimenti la lista diventa infinita :-)”
> Sabato 16 novembre alle 11 presso la Triennale di Milano, Daniele Pasquini si confronterà su Selvaggio Ovest con Serena Daniele, editor di NN Editore e docente di Belleville, e Antonio Riccardi, poeta e scrittore. Per partecipare all’incontro, prenota un posto qui.