Vai al contenuto

Il racconto vincitore della borsa di studio per “Mondi immaginari. Scrivere un fantasy”

    “Una misteriosa invitata” di Sara Indraccolo è il testo vincitore della borsa di studio per il corso online Mondi immaginari. Scrivere un fantasy, in programma dal 24 novembre. Il testo presenta zia Bertuccia, un’anziana dai modi stregoneschi, durante una cena natalizia vista con gli occhi della giovane protagonista, nipote di Bertuccia. La caratterizzazione del personaggio mescola registri diversi – umoristico, misterioso, fiabesco – giocando sia con l’aura sinistra della zia sia con la fascinazione da lei esercitata sulla protagonista, rilanciando la curiosità del lettore con il dettaglio finale (il puntale che, tremando, presagisce l’avvento di una forza oscura).


    Una misteriosa invitata

    Nel quartiere circolava la storia di un bambino pietrificato, come per magia, la notte di Natale di qualche anno prima.

    “Da quella sera la zia Bertuccianon si è più vista!” aveva detto la mamma, coprendosi la bocca con la mano, le dita tese verso il fratello come un cartello stradale.

    “Eddai, Lenò! Tu credi a quelle fantasiose dicerie? Quella non è più in grado di mettere un piede avanti all’altro senza inciampare. Figurati operare sortilegi!” disse lo zio, ridendo.

    Cosa avesse scatenato tanta rabbia, “le malelingue” non lo sapevano, ma era certo, a sentire mamma, che fosse stata la vecchia prozia a trasformare in gargoyle il figlio dei Martini.

    “E poi è strana”, insisteva, “va in giro a orari impensabili, con quel gatto sbilenco, a fare Dio solo sa cosa. Il suo tanfo rancido sarebbe stato già un buon motivo per non invitarla. E con tutti i piccini qui presenti, poi!” brontolava, avvicinandosi stizzita la ciotola con le polpette.

    Le mie scarpe di vernice luccicavano sull’impagliatura della sedia. Toccava a me mettere il puntale sull’albero quell’anno. I cuginetti mi avevano appena consegnato quella decorazione rossa di vetro soffiato che si tramandava da generazioni, su di un cuscino di seta all’interno di una scatolina, quando il campanello interruppe il canto natalizio.

    Le candele riflettevano disegnini danzanti sul soffitto. Un rumore di tacchi tagliò il silenzio della casa. In preda alla foga di vederla, saltai giù, rischiando di rovesciare il puntale, ma una mano ossuta lo acchiappò prima che toccasse terra.

    “Sssalve!”, disse con voce stridula la signorona curva cui apparteneva quell’agile presa. La prozia mi restituì il puntale. Quando le maniche del cappotto le scoprirono i polsi, vidi che per ogni mano aveva sei dita, così in armonia tra loro che non potrei dire quale fosse di più. Ma un altro fatto mi aveva fatto rizzare i peli sulle braccia. Quando posò il puntale nella scatola, un fulmine azzurrino lo attraversò in lunghezza, fino a dissolversi.

    “Buonasssera a tutti” gracchiò la vecchia, secca come una cornacchia. Noncurante degli sguardi ammutoliti dei presenti, salutava ognuno con sbrigative strette di mano. Una chioma brizzolata le incorniciava il viso a mandorla su cui imperava una fronte altissima. Il suo sguardo era nascosto da un paio di occhiali da sole allungati. Era andata dritta verso il frigo con un vassoio di dolci. Dietro di lei la nonna si affrettava a guadagnarsi terreno.

    “Bertuccia, cara, vuoi darmi il cappotto?” le chiedeva. La sua testolina spuntava da un lato e poi dall’altro del coprispalla della sorella, che rasentava il pavimento, portandosi dietro, da chissà dove, gatti di polvere, aghi di pino e altre foglie secche.

    “Ancora con queste cerimonie!” brontolava l’anziana donna, con la testa nel frigo. “Dammi una candela, piuttosto! Ho interrotto un momento importante, mi sembra di capire.”

    Allora mi aveva indicata con il mento. In quell’istante, il puntale aveva preso a tremare, come animato da una forza oscura.    

    Redazione Belleville