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Il primo laboratorio del ciclo “I classici vivi” con Yari Selvetella

    Il 19 settembre prende il via Il punto di vista in Benito Cereno, il primo laboratorio del ciclo I classici vivi. Nell’arco dei tre incontri online, i partecipanti produrranno riflessioni e testi che saranno commentati durante la lezione finale a Milano.

    In attesa della lezione aperta del 13 giugno, abbiamo chiesto al docente Yari Selvetella, autore televisivo e scrittore, di raccontarci com’è nata l’idea del laboratorio e perché ha scelto di lavorare sul Benito Cereno.

    Alcuni mesi fa Andrea Caterini, direttore della collana “La città ideale” di Elliot, mi ha proposto di scegliere un classico da ripubblicare con un mio testo a commento. Ho scelto il Benito Cereno di Herman Melville non perché fosse introvabile – ne esistono anzi varie edizioni, più che valide – ma perché è romanzo vivissimo, che ci consente sempre nuove letture in filigrana non dell’epoca da cui proviene, ma della nostra.

    Pubblicato a puntate nel 1855 e poi incluso in The Piazza Tales (1856), ispirato ad ammutinamenti e rivolte realmente accaduti alla fine del Settecento, questo romanzo interroga spudoratamente le donne e gli uomini del nostro secolo. Anzitutto il testo pone numerose questioni legate al razzismo, all’imperialismo, alla guerra, all’appropriazione culturale e all’atteggiamento da assumere relativamente a questi temi, in quanto lettori e ancor più in quanto scrittori. Se in superficie riflette la cattiva coscienza di una società basata sul colonialismo, in profondità rivela, man mano che si avanza nella lettura, le ombre gigantesche, mostruose e senza tempo del bene e del male. La macchina narrativa di Melville è inesorabile: scivola presto dal romanzo d’avventura al thriller psicologico; ed è affidandosi a questa corrente che il lettore si ritrova alle prese con domande interiori ben più interessanti delle risposte fornite dalla trama, pur ottimamente congegnata. A tenere insieme i diversi livelli di lettura è l’uso geniale del punto di vista, che in Benito Cereno trascende la dimensione della tecnica letteraria per conquistare la centralità del piano etico. Ma proprio sulla soglia di un possibile ribaltamento di prospettiva, proprio laddove si denuda la protervia della società dei conquistatori, il romanzo affida la sua ultima missione morale alle brume dell’implicito.

    E se proprio lo studio del punto di vista fosse un punto possibile da cui ripartire, oggi, per rinnovare il nostro sguardo sulla letteratura e sulla società?  L’analisi del punto di vista, dunque, non solo come strumento per sondare la linfa vitale di un classico, ma come occasione per affilare nuovi strumenti di comprensione della letteratura di ieri e di oggi.

    Da qui l’idea di proporre a Belleville un laboratorio che abbia per oggetto il punto di vista, attraverso un lavoro di rilettura creativa del Benito Cereno. Il laboratorio ha anzitutto la finalità di analizzare le straordinarie potenzialità – sul piano etico ed estetico di un uso consapevole del punto di vista. Nell’arco dei quattro incontri, i partecipanti rafforzeranno le proprie competenze tecniche, approfondiranno le proprie consapevolezze espressive e produrranno riflessioni e testi attorno al Benito Cereno che potranno confluire nella nuova edizione del romanzo.

    > Il laboratorio è gratuito e a numero chiuso. Per assistere alla presentazione di giovedì 13 giugno: https://bit.ly/3QYGWCO

    Yari Selvetella

    Nato a Roma nel 1976, è autore di vari romanzi, tra cui: La banda Tevere (Mondadori 2015), Le stanze dell’addio (Bompiani 2018, finalista al Premio Strega, al premio Wondy e al Premio Lucca, scelto da Robinson tra i migliori del 2018); e Le regole degli amanti (Bompiani 2020, vincitore Premio Cambosu). Giornalista a Rai Uno, lavora come autore televisivo e inviato. Il suo ultimo romanzo è Vite mie (Mondadori 2022).